domenica 22 luglio 2007

schegge

E va bene.
Non sono una persona ordinata. Non metto le cose a posto subito. Attendo l'inagibilità dello spazio in questione per farlo. Una scatola di cartone con dentro 5 o 6 scatole di slip, ancora attende la rimozione forzata. Ieri le hanno messo le ganasce, e questo rende tutto più complicato.
Però.
Io ho un discreto ordine mentale.
Ragion per cui oggi mi sono ricordata con eccelsa precisione dove si trovava la spazzola per i piatti (quella che in teoria dovresti usare per togliere le mega-macro-particelle di sporco dai piatti prima di infilarli in lavastoviglie), usata forse tre volte e oggi essenziale per pulire i filtri della lavastoviglie.

Mi ricordo con precisione quando, con l'avvento dello scorso settembre, decisi di riporre il telecomando del condizionatore per evitare di scagliarlo a terra ogni volta che mi avvicinavo alla mensola. Mi ricordo anche dove lo misi. In fondo a un ripiano della libreria, dove c'è un cestino che accoglie Bear, il mio orso bianco di gomma di quando ero piccola, dei magnifici paraorecchi, che dopo 5 minuti 5 ti frollano la cartilagine del padiglione auricolare, tre portaocchiali con occhiali da sole che vanno da stile John Lennon a stile Audrey Hepburn, varie ed eventuali (molte, molte, molte).

Non c'è. Cazzo!
Non c'è. Il caso vuole che i condizionatori in casa siano due, uguali, ed io possa accendere comunque l'aggeggio. Però mi gira il cazzo enormemente. Quindi, un giorno sì ed uno sì, mi metto a cercare l'oggetto del desiderio (altro che vibratore). Oggi ho trovato la collezione dei miei portafogli. Ognuno con dentro le cose dell'epoca che hanno vissuto. Si parte da quello anziano, che è stato poi promosso ad internazionale, che conserva biglietti di ogni specie fatti a New York e a Ponza, card di locali un po' da fighetti dove io e la mia banda andavamo con un certo disagio (ma essendo una banda a forte maggioranza maschile, si andava lì a veder le fighe. Serate allucinanti, dove 'sti poveri diavoli dei miei amici si guardavano intorno con cupidigia e il pene barzotto. E noi femmine rimorchiavamo ma ce la tiravamo un po': giusto per evitare di trovarsi chiusa in bagno col fighetto tipo decerebrato), i biglietti dei primi concerti, il cent spiaccicato con l'effige dell'Empire State Building, 250.000 lire turche, 1 dollaro, 20 sterline, 5 dollari australiani.

Butto via poco.
Conservo molto.
Sulla mia famiglia gravano forti ricordi dei tempi della guerra, le sirene, i rifugi, la campagna di Russia con perdita di qualche dito del piede, la carne come bene alimentare supremo.
Io sono tutta la mia famiglia.

Mia madre, nel suo casino all'ennesima potenza dove però lei non trova mai una sega, ha ancora, tra le tante cose, la mia maglietta preferita di quando ero piccina, sui tre anni. Ha una puzzola come stemma. Al posto del coccodrillo, una puzzola. Questo già la dice lunga su come sarei cresciuta.
Perchè io stanotte, giurin giuretta, ho sognato uno dei miei cicciobelli. Non so se fosse Luca o Lorenzo. Non ho visto se aveva un occhio solo o tutti e due. Se in solaio non ci fosse una temperatura da fusione di tungsteno, forse sarei andata a trovarli.

Cerco uno stracazzo di telecomando bianco e vengo bersagliata da schegge di ricordi.
Però ho trovato uno straccetto. Tipo foulard ma quasi impalpabile. Mi ricordo che lo portavo al braccio o sul cappello di paglia. Doveva essere l'anno di Lampedusa. E l'ho conservato perchè mi ricordava un momento importante. Ora, insieme al telecomando, cerco anche il momento importante. Provo molto fastidio.

2 commenti:

Callista ha detto...

Sono uguale a te: semino in giro ricordi qua e là, poi li ritrovo e mi prendo i coccoloni.

Pappina ha detto...

...però che bello! Siamo due spiriti romantici. E un po' rigattieri.