domenica 29 marzo 2009

triviale e disgustoso, attenzione: incidente (forse) di percorso

Le donne si dividono in due grandi categorie: quelle che possono appellarsi del titolo Bocca di Rosa, e quelle che no. Ovvero quelle che con la bocca fanno da movimentato nido all'uccello di turno (poi non diciamo che non sono poetica), e quelle che no. Personalmente non ne conosco una che no, a parte forse una collega, che però credo sia vergine e dunque non fa testo
Perché secondo me lo step fellatio deve seguire lo step amplesso, come lo step amplesso deve seguire lo step masturbo, come lo step masturbo deve seguire lo step struscio animale, come lo step struscio animale deve seguire il bacio e le cose ad esso collegate.
Si, lo so, sono un po' rigida.

Per tornare a monte, le donne si dividono poi in due grandi sottocategorie, ovvero quelle che bevono alla fontana e quelle che no.
Io appartengo alla seconda (sento dagli spalti: buuuuu), sicché prima che la fonte zampilli vengo avvertita. Con (uno a caso) ex-moroso si fa così, nel caso succeda di essere inviaschiati in codesta situazione lui, esalando l'ultimo filo di fiato, mi chiama. A malincuore, sia ben chiaro.
Ma io ho seri problemi col cibo, cioé tipo che non mangio un sacco di robe per l'odore o la consistenza, e non arrivo neanche al sapore. E lo sperma è un po' cibo.

Una volta, dopo aver eiaculato sul suo guscio di tartaruga peloso (ora è un ricordo, solo i peli son rimasti) , mi ha detto: "Ma assaggia! Non puoi dire che ti fa schifo a prescindere!", io gli ho risposto che l'avrei fatto solo se l'avesse fatto prima lui, così dopo un po' in cui ha sperato scherzassi, ha intinto il ditino e assaggiato, commentando: "Avevano ragione, è dolce! Adesso assaggia tu, cazzo"). E non è il sapore, è la consistenza. Che ci posso fare.

Insomma un po' di giorni fa ci siamo visti e, dopo diversi incontri in bianco, l'uccello è atterrato nella mia bocca di rosa. Solo che dopo un certo numero di minuti, mi sono trovata il suo polline in bocca, ma porca eva. Una volta che il giovane ha stillato l'ultimissima goccia (ma non escludo di aver cominciato anche prima) ho cominciato a starnazzare che tanto lo sapevo che prima o poi mi avrebbe gabbato, e lui rideva assai, ma intanto si era macchiato i pantaloni e dunque ha riso un po' meno.

Si sono sviluppate due scuole di pensiero:
  1. ti ho chiamata ma non mi hai sentito perché invecchi e diventi sorda (la sua)
  2. hai mimato il mio nome come Marcel Marceau anziché pronunciarlo (la mia).
Siccome la mia amica Brooke sostiene che lo sperma del suo fidanzato sa di pesce quando lui mangia pesce, e siccome io il pesce - quello che nuota nel mare - mi piace solo vivo, perché l'odore mi fa letteralmente vomitare, ringrazio anonimamente ex-moroso per non aver mangiato pesce quella sera. Era dolce. Ma non mi ha convinto.

venerdì 27 marzo 2009

oggi in tv ho visto qualcosa che mi fa un po' ridere

Quando ho sentito che il Nostro è rimasto defilato, fin quando ha marciato con passo trionfale e commosso nell'auditorium dove si svolgeva il primo congresso del PdL sulle note di "Meno male che Silvio c'è", mi è venuto da ridere. E il buonumore non mi ha lasciato, tant'è che sono di buonumore anche ora, dopo aver passato il pomeriggio a lavorare sodo (cazzo, by the way).

Adesso mi immagino un "Meno male che Uolter c'era" o, più updatato, "Meno male che Dario c'è", o un "Meno male che Tonino c'è", o un "Meno male che Pierferdi c'è" (beh, questo si, almeno per lo sguardo femminile, è l'unico barlume durante la pagina politica dei tg che presenta 'sti mostri ove l'Umbi raggiunge il top - e lo raggiungeva anche quando era giovane, anzi forse allora era persino peggio - eh insomma, il Pierferdi, che bel sorriso, peccato sia un po' lontanino dalle mie idee), e basta che se no si fa mattina.
Cioé una canzone di quasi partito ove non si parla più di partigiani, ma di Silvio.
No, dai, è comico. Ma anche per quelli del PdL, voglio dire. Io credo si vergognino un po'.

Poi magari domani ciliegina sulla torta: il Segretario di Stato Vaticano, rammentando le sbiadite scritte "Dio c'è" di un po' di anni fa, s'incazza con Berlu, e lui risponde: "Sono stato frainteso".
Se non ci fosse il problemino d'incoerenza - con il relativo conflitto di interessi - tra la libertà oggi decantata al congresso e quel testamento biologico che sancisce che una cazzo di persona non può decidere se nutrirsi o meno, secondo me quelli lassù al 56° piano del Vaticano si incazzerebbero davvero, ma pure loro hanno capito che senza compromessi si rischia d'essere riportati ad Avignone. 
Si, beh, ieri ho fatto anche questo sogno.

Uh, troppa politica per i miei gusti.
Allora mi chiedo se cantare (o far finta di) guardandosi in uno specchio (piccino picciò) a tre quarti per vedere se sono gnocca quando canto o no, sia sano.
Il troppo lavoro, Cavaliere, porta alla follia, non all'uscita dalla crisi, mi dia retta.

mercoledì 25 marzo 2009

un ragazzetto nudo nel loft, ad esempio

Uno scalpiccio di zoccoli, ed ecco la collega-cavallo che giorni fa mi annuncia per oggi una nuova riunione: sorrisone, nitrito e, ripartendo al galoppo, si allontana soddisfatta. Mi aspettano tre pischellini universitari che vogliono elaborare un progetto con noi, come esame, a metà tra informatica e comunicazione. 
Pfff.
Pischellini.
Appuntamento per le 14 e 30.

Poco dopo le due del pomeriggio, di ritorno da un saluto al mio amico Ame che è venuto a pranzare con me (ha parlato con un mio collega che aveva già conosciuto, con cui di solito cerco di fare la brillantona, di robe che riguardano l'apparato genitale maschile, e ad un certo punto mi è sfuggito un: "Ma cazzo Ame, che domande fai, questo lo so persino io che sono femmina!", volevo essere spiritosa, ma il collega mi ha lanciato un'occhiata glaciale), ho divagato troppo. Merda.

Dicevo, percorrevo la strada per tornare al mio ufficiolo, quando nell'atrio noto la mole della capa che chiacchiera con alcuni personaggi. Mi urla con grazia: "I ragazzi sono arrivati, aspettiamo solo te, quando sei pronta!", si, ma minchia, un attimo: sono in anticipo di venti minuti, manco il tempo di cazzeggiare un po'? No. Arrivo in ufficio e 543 persone mi dicono: "Ti cerca la capa", ma vaffanculo, andiamo a 'sta cazzo di riunione.
Prima proviamo la sala riunioni piccola: occupata.
Allora andiamo nella sala riunioni mejestic: libera.

Mi sembra di far loro l'esame di terza media, io e la collega-cavallo su un lato, loro sull'altro.
Urca. Ma guarda com'è bellino uno dei tre.
La riunione dura per un fracasso di tempo, due ore e mezza. Dopo un'ora la mia soglia di attenzione si era abbondantemente abbassata, vuoi la digestione, vuoi la contemplazione del grazioso ragazzetto (vuoi che io non rimango concentrata per più di un'ora neanche in un amplesso, per dire).
Poi si arriva all'agognata fine ed ecco che si giunge allo scambio di indirizzi e-mail. Il ragazzetto carino dice il suo, e c'è un numero dentro che comincia per 8, di due cifre. Gli chiedo se è la sua data di nascita, mi dice di sì, e l'idiota - me, of course - cosa fa? Invece di sorridere con leggiadria, altrimenti (senza leggiadria) si potrebbero vedere le rughe, commenta. Che lei in quell'anno c'era già e già faceva cose. Ma cazzo.

Ora può darsi che possa sorgere il dubbio che io sia una mentecatta, vorrei fare chiarezza: certo che lo sono.
Però questo ragazzetto ha solo quattro anni meno di ex-moroso, cosa sarà mai? Quattro anni (più un po' d'altri) rispetto all'eternità. Anche il cavallo faceva i suoi migliori sorrisi, senza neppure nitrire una volta, ma se l'è giocata quando siamo andate sul suo pc per delle cose e sul desktop aveva la foto del suo pupo, hi hi!!!

Faccio per fare un lavoro orribile che mi attende da ore, mi arriva un sms di Casanova che mi chiede se voglio uno strappo. Ci mancherebbe altro che dargli questo dispiacere. Così compatto le mie cose alla bell'e meglio e poi esco. Sapevo che c'era un baffo non a posto, sicché la prendo alla larga e mi rivela che figlia e madre della figlia, ancorché convivente, gli hanno beccato un sms della fidanzata. Tragedia. Però lo rassicuro, perché la figlia s'incazza ma dopo un mesetto gli ricomincia a parlare, mentre la convivente c'ha poco da incazzarsi, essendo che finché non è rimasta incinta è stata la sua amante: saprà bene di che pasta è fatto.

E lui mi ha fatto un regalo.
Ha fatto una deviazione e prima di portarmi a casa mi ha portato davanti agli studi di x-factor. Potevo vedere tutti i cantanti, ma non ho visto un cazzo di nessuno, se non un pezzo di loft che si intravedeva da una finestra. Però il gesto, ecco. Casanova è un donnaiolo impenitente, ma è buono. Cazzo, se è buono. 
[lui dice che è per questo che non si sente di negare la sua virilità ad alcuna]
[io non gliel'ho chiesta, lo sa che mi piacciono al massimo coetanei, ma proprio quando decido per la geriatria]

lunedì 23 marzo 2009

spiega

Sto diventando letargica, è l'unica spiegazione.
Primavera, insonnia notturna, stanchezza cronica. Nein.
Non posso dormire così tanto, e drasticamente segare il weekend e ridurlo a poche ore, e soprattutto, mentre lavoro, avere la testa che vuol crollare a peso morto sulla tastiera.
Mah.

Ora vado a lavarmi la faccia dentro al freezer, ché stasera c'ho da fare.

mercoledì 18 marzo 2009

datemi un martello

Si, si, ho fatto la brillante, poi tra lunedì e martedì l'ho pagata tutta e con gli interessi.
[tié! ti sta bene, furbastra!]
D'altronde oggi presento il lavoro fatto (con circa quelle 8563 modifiche che, in corso d'opera, mi hanno chiesto di fare), e si leva un coro generale di assensi. "Eh, però che bella soddisfazione, no?", la mia capa - versione leccaculo - mi dice. Le rispondo che un'altra bella soddisfazione sarebbe stata andare a letto ad ore decenti e non avere il materiale su cui lavorare che si accumula tutto all'ultimo.
[la furbastra ha chiuso il lavoro alle 20.48, per poi vedersi X-Factor fino all'una e rotta]

E dunque, sapendo di averle suscitato un vago complesso di colpa
[riecco la furbastra]
e sapendola intrallazzata come poche, gliela butto lì: "Capa, dammi un premio, fammi andare a X-Factor". Lei e la segretaria si voltano perplesse e mi chiedono in coro: "A CANTARE???"
[cretine! la scrivente è estremamente intonata, magari senza un'estensione vocale della madonna, ma perdinci, un po' di rispetto]
Le rassicuro, solo a vedere una puntata dal vivo.
Ho tormentato la mia capa tutto il dì, tanto ho capito che i migliori risultati, in materia di fidanzati e colleganza soprattutto, li ottengo per logoramento.

Oggi è stata una giornata bellissima, metereologicamente parlando: c'era una temperatura gradevole, il sole, gli alberi in fiore e persino la città grande sembrava bella.
In fondo sono una romantica, io.
[medio]

Aggiornamento sulle ex del mio ex-moroso, che stamani mi scrive: "Guarda che lei (l'amica comune che se lo è spupazzato, detta anche La Scaricata, n.d.b.) sa che ti ho detto tutto! Alla fine gliel'ho detto che te l'ho detto".
[rif. post 19 febbraio]
Merda!
E io che speravo di divertirmi ancora un po'... Oggi io e la Scaricata ci siamo viste insieme ad altre persone, ma la cosa che mi mette un'ansia della madonna è che mi ha chiesto attraverso un vetro (ché già lei rincasava): "Domani ci sei?". 'Azz. Si, domani ci sono, ma mica mi vorrai parlare di 'sta roba, no, perché già mi sono sorbita i particolari di ex-moroso, trivialissimi, ora non voglio sorbirmi anche i tuoi (la metterebbe sul sentimentale, sicuro). 

La realtà è che ad ex-moroso io sono legata (ma va?!) e mi rendo conto di avere un atteggiamento talvolta materno (talvolta anche animalesco, e so che ci sarebbe molto materiale per uno psicanalista), non so, sarà per la lievissima differenza d'età, invece a lei sono legata più che altro dalla frequentazione obbligatoria (tipo: lezioni all'università - frequenza obbligatoria), ma dovesse capitare qualcosa per cui non dovessi più vederla, non è che la cercherei. Né lei cercherebbe me. Pur parlando di molte cose, pur standoci simpatiche, però abbiamo amicizie più durature e profonde a cui diamo la precedenza.

Dunque le sue pippe su:
  1. motivo per cui mi sono spupazzata il tuo ex
  2. motivo per cui non è andata (a meno che ci siano stati sviluppi)
  3. motivo per cui non te ne ho parlato
non mi interessano.
Ha fatto una scelta, e basta. Ma non voglio essere tirata in mezzo anche da lei, di campana me ne basta una. Mi stressa 'sta roba.

E se domani partisse coi discorsi? Oh cielo, devo riuscire a fermarla.
[post's title]


domenica 15 marzo 2009

la mia usuale coerenza

Ho passato un paio d'ore di sabato a far finta di essere malata, ma in verita (shhhhhhhhhhhh...) ho letto (quasi tutti) i post lasciati indietro.
Però oggi ho lavorato per una buona ora, eh.
Quindi mi sento autorizzata a scrivere.
Peccato non abbia argomenti.
Ergo, taccio.

(sento rumori di fuochi d'artificio, ma sarà un'impressione)
(è la prima volta che scrivo un post in cinque minuti)
(sono very impressed)

venerdì 13 marzo 2009

forse smetto di scrivere (trattenere sospiri di sollievo, ho scritto "forse")

A parte che una prende un giorno di ferie e la mattina si sveglia con il corpo sfaldato, il mal di testa e la nausea. E già ha abbastanza motivi per essere di ottimo umore.
A parte che stamani di nuovo 'sta nausea del cazzo con altri problemucci di cui è schifoso disquisire, e oggi dovevo cominciare il lavoro epico che la collega-cavallo e la capa mi avevano affibbiato. Cioè, cominciare e finire, visto che la deadline è lunedì mattina. Perfetto!
A parte che ho aperto la posta e ho trovato sette mail della capa e cinque del cavallo, cosicché l'ho richiusa all'istante, nella speranza le mail si decompongano.
A parte che la mia diabolica mente ha già trovato una valida alternativa al passare quasi l'intero weekend a lavorare: fare finta di essere malata! Anche se, per dire, domani dovessi essere in splendida forma. Ma poi ho riflettuto, e so che se non lavorerò mi verrà la febbre a 39,3°, inizierò a delirare, mi metterò a piangere perché io sono ipotermica rispetto alla gente normale, e già 38° è un febbrone da cavallo, infine mi spegnerò come un televisore a causa delle tre belve che mi avranno nel frattempo attaccato qualche batterio mortale.

Questa era la premessa.
Quel che segue lo svolgimento.

Ho sempre avuto una auto-disciplina stranamente forte per quel che riguarda queste paginette blu. Siccome credo che una persona che scrive debba prima di tutto leggere, se non mi tenevo aggiornata, almeno relativamente, sui miei feedati blog, non scrivevo per auto-punizione.
Ultimamente invece mi sono fatta prendere dalle eccezioni.
Mi sono resa conto che è quasi un mese che non leggo quasi niente.
Sono presa dallo sconforto.
E va bene che sono stanca e insonne, che lavoro più di ciò che mi piacerebbe fare, che ho avuto sbattimenti imprevisti, che canto troppo e se canto o ascolto musica ciao, che ho visto di più gli amici, che devo prima chiamare la mia amica veterinaria che è prioritaria rispetto a ogni genere di lettura, che di qua che di là, ma cazzo. Un mese.

Quindi stasera partorisco questa noticina per poi assentarmi dalle scene mondiali fino alla completa lettura dei feedati blog (ma qui hanno scritto come folli, in sole quattro settimane, santocielo), il che mi istiga a lasciare il lavoro da parte per la lettura blogghesca, no, non è vero, mica l'ho scritto, è l'inchiostro invisibile che fa brutti scherzi.

Beh.
Tutto sommato potrei tornare in scena lunedì (hanno spostato X-Factor a martedì, eh), se fossi molto diligente, ma io sono umile, sono al massimo una dilipersona. Quindi o non torno per sei mesi, o torno e lavoro un cazzo, o torno raccattando una qualsiasi scusante, arte nella quale sono ferratissima, pur non essendo un cavallo. Merda, il cavallo-collega torna sempre, sotto forme sempre assai diverse. Mette l'ansia la sua continua, impalpabile presenza.
Sta' a vedere che ora tiro il piumone a lato e trovo la testa di un cavallo morto sul cuscino.

Sta' a vedere che adesso che mi sono fatta paura da sola dormo sul tavolo di cucina, accanto alle bestie e ai loro batteri.

mercoledì 11 marzo 2009

breve, stavolta, forse

Dopo le papagnate con cui ho riempito il blog, vedrò d'esser breve. Per punti, s'intende.
  1. è tornata la collega-cavallo dalla maternità, e mi sono già sparata ore e ore e ore di riunioni (a lei piacciono moltissimo le riunioni), tanto che domani mi prendo un giorno di vacanza, ché sono già stressata, che poi non è che ti metta pressione addosso, nooooo, macché! Oggi mi ha sbolognato un tale carico di roba da fare che rappresenta più o meno tutto ciò che ho fatto da quando sono nata, poppate comprese. Speriamo sia inseminata di nuovo il prima possibile;
  2. ho riacquistato il gusto dell'ascolto della musica, che uno dice vabbè, ma chissenefrega, invece io ne sono felice, mi mancava, il problema è che canto tutto il giorno;
  3. problema non certo mio, ma altrui, a pranzo i miei colleghi volevano farmi mangiare un cinghiale intero come Obelix pur di farmi stare zitta;
  4. visto ex-moroso, abbronzato. Essendo una semi-specie di albino, credo sia la prima volta che l'abbia visto di codesto colore. Non mi ha parlato della GZ né io gli ho chiesto alcunché (sono anche certa che ci contasse, ma io sono un po' bastiancontrario, e poi mi sono resa conto che l'argomento mi amareggia), in compenso mi sono sorbita la sua insoddisfazione lavorativa (due coglioni) e qualche pettegolezzo simpatico, ma niente de che di cui sia sugoso narrare;
  5. "Il nostro concerto" è una canzone che mi emoziona, in qualsiasi versione, pensare che mia madre ha il 45 giri originale di Umberto Bindi;
  6. si, beh, non vorrei essere fraintesa, ascolto anche cose più recenti, eh;
  7. l'altro giorno è stato qui mio cugino, e mi ha chiamato Paciocca, e io avevo 12 o 13 anni, e lui 22 o 23, ed era il mio idolo, e tutti dicevano che ci somigliavamo tanto (facile, visto che io ho preso dalla mater's familia e lui altrettanto, e sono i nostri padri che sono, erano, fratelli), e vista la mia mole di allora coniò questo nomignolo, e risentirlo dopo lustri chiamarmi così mi ha un po' commosso;
  8. forse devo specificare che vedo mio cugino pochissimo, un po' perché sta lontano, un po' perché lavora un sacco, un po' perché quando abbiamo giorni di ferie col cazzo che vogliamo trascorrerle col parentado, un po' perchè quella volta che vorremmo, non si riescono a incastrare i tempi;
  9. come da titolo volevo essere breve;
  10. come da titolo, "forse", si sa che la sintesi clorofilliana non è tra le mie più spiccate doti;
  11. chiudere col 10 mi ricorda i 10 comandamenti, ordunque chiudo con l'undici che è un numero gemello, da mettere al polsino.

domenica 8 marzo 2009

storia di due che vogliono trovarsi su strade diverse

Alle volte sono proprio piccoli gesti che ci fanno pensare che qualcosa di grande sta accadendo.
Il tocco di una mano su un polso è un gesto da niente, però.
Però alle volte diventa gigantesco, e può scatenarti molte riflessioni, troppe, forse.

I fatti erano semplici e scarni: un uomo e una donna, che a pelle non si sopportavano, si erano trovati a condividere lati del carattere, idee, comportamenti. Questo li aveva avvicinati, fin quando la distanza era venuta totalmente a mancare e si erano baciati. Due volte.
Lui, con la sua tribù di compagna e figli, e lei, sola.
Lei sperava fosse uno stupido fuoco di paglia e una volta resasi conto che si era sbagliata, e di grosso, aveva cercato di nascondersi, di farsi piccola e inconsistente: non voleva sulla coscienza una storia così, non voleva fare l'amante, non voleva minare le basi di un matrimonio.
Lei non era una sfasciafamiglie, e cazzo! Doveva dimostrarlo.

Ma quel tocco. Quel tocco le aveva spedito il cuore direttamente in gola.

Lui, dal canto suo, teneva molto a non macchiare il suo ruolo di marito e padre (quasi) modello, e il giorno in cui si era recato nell'ufficio di lei per mettere le cose in chiaro, non credeva ne sarebbe uscito completamente frastornato. Si era ripetuto cento volte che era stata lei a baciarlo ma, mano mano che lo ripeteva, avvertiva scricchiolii sempre più striduli, e allora aveva pensato anche al secondo bacio, che era stato lui a darle. Ma ogni uomo al suo posto avrebbe fatto la stessa cosa, la voglia di conquista è insita nell'animo maschile, si diceva.
Questa considerazione, neppure avesse trovato il Santo Graal, gli aveva fatto fare pace con sé stesso.

Ma quel tocco. Quel tocco aveva rimesso tutto in discussione.
Aveva sentito un'emozione così forte da volerla prendere tra le sue braccia, lì, subito. Solo la presenza della folta schiera di colleghi lo aveva fermato.

Il collegamico, con cui era tornato nel proprio ufficio, aveva sentenziato:
"Penso che sei nella merda. Che ti stai innamorando".
Un colpo basso, quello. Possibile che gli altri pensassero di leggergli dentro più di quanto egli stesso non fosse in grado di fare? Era forse così trasparente? Mandò Enrico, il collegamico, a fare in culo con violenza, era uscito dal palazzone con una rabbia esplosiva in corpo. Verso lei, verso lui, ma soprattutto verso sé stesso. Invece di andare a prendere la metropolitana, aveva camminato a lungo, con passo veloce, sperando che arrivasse un'altra considerazione salvatrice che giustificasse il suo comportamento e le parole dell'amico.

Dopo più di due ore, aveva smesso di sperare.
Merda. Il desiderio verso di lei si era materializzato proprio con quel doppio bacio. Forse era solo desiderio, allora? Forse era solo alla ricerca di un'emozione che gli desse una scarica di adrenalina, dopo anni di routine? Oppure l'amico ci aveva visto giusto?
Non capiva, non ne aveva i mezzi. Il desiderio offuscava qualsiasi possibile implicazione sentimentale.
No. Così non va bene. Sono un uomo adulto, per dio, io questa cosa la devo affrontare e chiarire una volta per tutte - così pensava. Doveva solo trovare il modo, e mentre riaccendeva il cellulare e vedeva le tre chiamate da casa, ché si era fatto tardi, gli venne l'idea.

Il giorno seguente, alle sette di sera in punto, lei usciva dal palazzone e, accendendosi una sigaretta, si avviava a casa di un'amica da cui avrebbe cenato, ma soprattutto con la quale avrebbe parlato della situazione assurda che stava vivendo. Il solo pensiero di poter condividere i suoi pensieri e le sue ansie, la facevano sentire più leggera.

Lui la vide da lontano. Era più di un'ora che l'aspettava semi-nascosto in un bar lungo il suo abituale itinerario, quel cambio di direzione lo mandò nel panico. Uscì correndo, percorse a gran falcate quei cento metri che ormai li separavano, arrivato a qualche metro di distanza le urlò: "Aspetta!".
Lei sentì una sensazione simile a quella provata una volta da bambina, quando si appoggiò sopra un tavolo con troppa energia, e la dozzina di uova che stavano sopra rotolò a terra. E quante ne prese da sua nonna. 
Lui le mise, con fare amichevole, una mano sulle spalle, ansimando per la corsa, e con gli occhi incollati all'asfalto le disse: "Io e te dobbiamo parlare".

Le dita che tenevano la sigaretta tremolavano un po'. Lei cercava un auto-controllo faticoso. Si voltò di scatto e lo guardò dritto negli occhi, liberandosi dal suo braccio.
"Dimmi".
Cazzo, ora lui l'aveva davanti e la guardava come un animale raro. 
Cazzo, di nuovo preso in contropiede. 
Lei cercava la dolcezza dello sguardo, ma vedeva solo gli occhi di un uomo spaventato, che non aveva ancora aperto bocca.
"Dimmi", gli ripetè con tono frettoloso.
"Non fare la dura con me, non c'è bisogno".
"Non faccio la dura, hai detto che mi vuoi parlare, devo correre da un amica che mi aspetta per cena, dimmi cosa cazzo c'è!": merda, era stata un po' aggressiva, non voleva. Non poteva.
Lui aveva sorriso, stavolta era stato lui a stanarla.
"Vedi? Se sei aggressiva vuol dire che qualcosa c'è di cui parlare".
Spazientita, ma più che altro impaurita - quella stramaledetta dolcezza era tornata nel suo sguardo, e lei si sentiva infilzata da parte a parte - gli aveva risposto:
"Ci siamo baciati, non ne fare un dramma, era solo un capriccio di entrambi", e per qualche decina di secondi regnò il silenzio. "Ora devo andare, scusa", si voltò per proseguire sulla sua strada, fece un paio di metri con una tachicardia che credeva di rimanerci.

Dopo un po' si voltò, lui non c'era più, e allora permise a due lacrimoni di scendere. Non fece tempo a darsi, a voce mica tanto bassa, dell'emerita imbecille per più di dieci volte, e se lo trovò davanti. Ma come aveva fatto? Ma chi aveva davanti, il mago Houdinì?
"Che piangi a fare? Vieni qui" e di colpo l'aveva abbracciata stretta. Lei non era neppure riuscita a opporre resistenza, e mentre ricacciava le lacrime indietro, quelle invece si moltiplicavano, ma con quell'abbraccio era passata dalla sensazione di essere sola al mondo, ad uno stato di completezza. Gli erano venuti in mente i romanzetti Harmony della sua adolescenza.
Lui l'aveva guardata dritto nel fondo degli occhi. Non gliene fregava più niente di essere controllato, inopportuno, scoperto. La baciò. 
Tutto il resto del mondo, la città, i passanti, le auto nervose, la sua vita, la vita di lei, erano al di fuori della loro bolla di felicità momentanea.
Una bolla, come quelle di sapone.
Pronta a scoppiare al primo alito di vento.

[donne: festa delle. Io ho festeggiato vedendomi la Littizzetto circondata da tre bellimbusti, e tra Ghini e Scamarcio non c'è confronto, Ghini forever]

[questa credo sia l'ultima puntata, ma mai dire mai]

giovedì 5 marzo 2009

dialogo smssistico tra due ex (la scemenza non ha età)

Ore 22.52. Riiiing. Sms.

Ex-fidanza: "Che palle di tempo"
Io: "Ma siamo insieme in un ascensore e io sono disorientata, che mi parli del tempo?!"
Ex: "Esatto e qualcuno dovrebbe decidersi a schiacciare un cazzo di piano, che palle!!!!!"
Io: "Vado all'uno, grazie"
Ex: "Tutto 'sto tempo per un piano?!?!? Facciamo almeno due"
Io: "Scusi, ma lei è proprio pirla, non si è accorto che non arrivo ai tasti?!"
Ex: "Allora andiamo al -1, ci arriva?"

Ore 23.42.

mercoledì 4 marzo 2009

storia di due a una macchinetta del caffé

Arrivano a martedì quasi senza vedersi, a parte un lontano avvistamento - reciproco - in pausa pranzo.
Lei ha fatto i capricci con la collega per cambiare direzione, affinché non si trovassero nello stesso posto. La collega, ignara, l'ha accontentata. Ha passato giorni a studiare percorsi e orari alternativi, fortuna che l'azienda è grande, ci mancherebbe che una botta di sfiga mandasse tutto il suo meticoloso lavoro all'aria.
Lui non l'ha cercata, non ha fatto però nulla per evitarla. E ogni volta che percorreva un corridoio in cui sapeva avrebbe potuta incontrarla, senza accorgersene, rallentava il passo. Finché realizzava, si dava del coglione, si ripeteva ogni volta che in fondo non era stato nulla, se non un inciampo.

Martedì lei è costretta ad arrivare in sala riunioni per prima.
Deve verificare con l'informatico di turno che proiettore e portatile funzionino, mettere sul tavolo le copie della mini-dispensa che ogni volta prepara, perché ricorda sempre le parole che sua madre le ripete da quando è nata, "verba volant, scripta manent", e cerca un modo per tenere l'ansia a bada. Di solito litiga con il tecnico perché non funziona mai un cazzo, e quello già sarebbe un antistress o quanto meno un diversivo, ma oggi funziona tutto magnificamente. Cazzo.

Lui è il primo ad arrivare, con il suo inseparabile collega Enrico. I due provengono da due luoghi ben diversi, si sono conosciuti alla prima tornata di selezioni, entrambi da poco arrivati nella grande città dove c'è lavoro. L'azienda cercava tre persone con un certo profilo, su circa un centinaio lui ed Enrico ce l'hanno fatta. Hanno legato subito. Enrico parla poco ma si guarda molto intorno e, quando apre bocca, di solito tutti gli altri la chiudono. Molto autorevole.
M si sente sicuro di sé, anzi, lo crede. In realtà si sente sicuro perché c'è il collegamico, come i bambini verso l'inizio dell'adolescenza che si sentono al sicuro solo con l'amichetto del cuore, è impossibile che accada qualcosa.

Tuttavia.
Quando lei avvista dal vetro da cui è chiusa la sala che M ed Enrico sono lì lì per entrare, si sente un po' smarrita, un po' delusa, un po' incazzata. Facile giocare così, pensa, con qualcuno che ti para il culo. Lei si è ormai anche persa l'informatico. Però perché delusa? Cosa sperava? Che lui arrivasse in anticipo e le ripetesse ancora: "Houston, abbiamo un problema"? Che lui la guardasse con la dolcezza di quello sguardo che, caffé dopo caffé, l'ha resa vulnerabile?

Invece M entra, lo sguardo a lei sembra beffardo. Ma cretino, pensi davvero di essere riuscito a mettere tutti i tasselli a posto? Allora perché in pausa pranzo ho visto il tuo sguardo fermarsi nel mio? Credi che il tuo compare possa davvero salvarti? Non vedi che, ben piazzato com'è, è in realtà solo un paravento di carta di riso?
Lui no, non lo crede. Crede di essere salvo e basta. Ed è solo una coincidenza che lui ed Enrico siano arrivati al corso insieme. Certo, una coincidenza a seguito di una mail che chiedeva: "Andiamo al corso insieme, così prima ci prendiamo un caffé?", ma questo particolare neppure lo ritiene degno di nota.

Lei saluta con eccessivo entusiasmo, e inizia a realizzare che ce la deve mettere proprio tutta per non deconcentrarsi. Non dalla lezione, bensì dalla strategia di comportamento. Non vuole casini, non ne vuole creare. M ha famiglia, cazzo, cazzo, cazzo.
L'arrivo tempestivo degli altri partecipanti al corso la salva dall'eccessivo controllo su sé stessa.
La lezione scorre liscia, dura persino meno del solito. Eppure l'argomento trattato era ampio. Cosa è mancato?

Lui. Lui è assente. No, lui c'è, lui ascolta. Cerca di concentrarsi, di immagazzinare le informazioni, di decifrare i disegni e i grafici della dispensa. Solo che: non gli esce mezza parola polemica. Non la contraddice, così come è sempre successo. Mano mano che la lezione fila via, lei sente le note della marcia trionfale dell'Aida. Si sente una dea. Fragilissima ed estremamente contraddittoria. Ma che razza di dea è, una così?

Alla fine anticipata, lei invita - se ti pari il culo tu, me lo paro anche io - tutti i presenti per un fantastico caffè della macchinetta: "Offro io, gente", mette dentro la chiavetta e porcaputtana il display segna un euro e cinque centesimi. Ci stanno quattro caffé e loro sono ben di più. Mentre dentro di sé cerca una soluzione, mentre sente una figura di merda incombente, una mano prende il suo polso e le fa tirare via la chiavetta, "Lascia, ci penso io".

Ma no, ma merda! Era filato tutto così abbastanza liscio... 
Volta il viso, ritrova in un millisecondo la dolcezza di quello sguardo, che subito lui distoglie dal suo, per rivolgerlo al tastierino della macchina del caffé.

Lei arretra.
Si sente fregata.
Lui distribuisce caffé.
Si sente fregato.

martedì 3 marzo 2009

non si fa come me

Io di solito commento e poi mi dimentico di seguire il decorso del mio commento.
Ecco, siccome ho passato l'ultima ora a leggere i commenti all'ultimo post e a rispondere, pregherei la gentile clientela commentatrice

[...scusa Francesco se ti ho rubato
rubini puri dalle tue tasche...]

di leggere le risposte.

Ho lottato contro i miei software inchiodati (roba da poco, tutto Office) come un leone, e in effetti la criniera ne risente. Un parrucchiere sarebbe d'uopo.

Vista amica dalle chiacchieratine veloci (sulle quattro ore), con solito spaccamento del capello in 256 parti. Essenziale momento per qualsiasi donna mediamente intelligente, affinché una settimana si chiuda in maniera pulita.

Vista amica dalla doppia figliolanza, ma la sorpresa è stata scoprire che con pane e Nutella ho corrotto il figlio grande, che mi ha detestato da quando è nato. Ancora non vuole venirmi in braccio, ma sono riuscita a portarlo lontano da mammina, ovvero dalla cucina a questa stanza, saranno almeno ben sei o sette metri, alla ricerca della canzone della carovana e degli indiani, senza riuscire a trovarla. Gli ho proposto "Wherever you will go" dei  The Calling, mio tormentone del weekend, ma sembra che, benché lui la apprezzi, all'asilo sarebbe poco gettonata.

La fisioterapista super-gnocca che mi seguiva si è licenziata. Questo è molto brutto.
Al suo posto è arrivato un fisioterapista maschio. Lui molto, ma molto brutto.
Mai che mi capitasse un figo della madonna con cui fare l'oca. 

[...ricorderai i tuoi giorni felici 
ricorderai tutti quanti i miei baci 
e capirai in un solo momento 
cosa vuol dire un anno d'amore...]

Sto quasi disimparando a farla, dopo anni di allenamento. Che spreco.
Devo trovare qualche incolpevole consulente con cui allenarmi.
Tanto i consulenti non ti rimangono mai troppo tra i piedi.
Un gran vantaggio, eh.

P.s.: lo so, lo so, ma o scrivo o sento la musica, se voglio fare entrambe le cose le contaminazioni musicali sono assicurate. E stasera non potevo evitare proprio.

P.p.s.: lo so, lo so, aggiornerò su quelli che litigano, ma devo raccogliere ancora qualche elemento e soprattutto analizzare le sfumature colte [non nel senso di dotate di una certa cultura, nell'altro senso]

P.p.p.s.: ho letto che l'80% dei tradimenti è smascherato attraverso la lettura del telefonino del compagno. Io l'unica volta che ho provato a spiare, quel bastardo aveva spento il telefono con pin attivato sulla scheda. Ingiustizia. Neanche avesse saputo che sono una ficcanaso.
[beh, no, non mi conosceva ancora così bene]