mercoledì 31 dicembre 2008

quasi 2009

"l'anno vecchio è finito ormai
ma qualcosa ancora qui non va"

Fortuna che è quasi finito.
Fortuna che nevica. E' così bello quando nevica.
Qualcosa ancora qui non va.
Il mio pc da download ha preso il virus malefico!
Domani prevista formattazione.
Cioé, ci sarebbero altri modi più simpatici per cominciare l'anno, ma vabbé.

Andiamo a festeggiare quest'inutile serata, domani è un altro giorno.
E, per fortuna, un nuovo anno.
Auguri?

lunedì 29 dicembre 2008

reso, soldi, no regalo, me lo merito di più io

Visto l'indiscutibile successo dei miei regali natalizi, sono andata a effettuare l'unico possibile reso, prima che scadessero i dieci giorni di tempo (e rimanere inculata come al solito).

Fattore macchina: siccome l'ultimo a usarla era stato ex-fidanza, inorridito dal fatto che fosse un tantino polverosa (ma esagera: non saranno passati due anni da quando è stata lavata l'ultima volta, e poi riposa spesso in garage, ché a noi ci piacciono altri mezzi di locomozione), credo di trovarla pulita fiammante. Questo non lo so. Ma so che. Batteria a terra. Cominciamo bene, cazzo.

Fattore vicino di casa: cordialmente mi accompagna in questo centrino commercialino dove ho comprato. In macchina mi parla con frasi MAI finite dei suoi handicap piccì-eschi, una volta il dvd che ha masterizzato ma non sa come, una volta il masterizzatore che non vede un dvd vergine (si vede che gli piacciono solo i dvd nave-scuola), etc. etc., poi passa a narrarmi delle beghe che incontra a passare da videocassetta a HDD del registratore DVD per la tivvù, e argomenti correlati.
Avevo la parola "pinnacle" sulla punta della lingua, ma lì è rimasta, ché se si fa installare (da me) pinnacle, posso pure dire addio al mio tempo di cazzeggio. E natale è finito, quindi siamo tornati a essere i soliti stronzi di sempre [plurale maiestatis]. Ogni tanto, quando ha qualche grana col pc, mi spia dalla cantina, cioè, ogni persona che entra nel portone: traaaac! Esce fuori dalle cantine e si accerta che sia o non sia io. Questo quando sono fuori casa. Se sono in casa è capace che, mentre ceno, si metta lì a sedere, buono buono, e con le sue caratteristiche frasi tronche mi spieghi l'ultimo suo problema informatico, terminando con un "Se magari domani passassi cinque minuti...". E gli vuoi dire di no?
E' l'uomo più buono di questa terra. Ingenuo. Onesto. Mai. Non potrei mai rifiutarmi. Però accollarmi nuove grane per masochismo, no, grazie.

Fattore fila: c'è fila. Mentre sono in fila leggo che il reso è possibile solo se il codice a barre sull'etichetta è intatto. Ah. Controllo. Divelto. Ne è rimasto un angolino. Merda. Ci provo.
"Sa, è che strappando il prezzo è venuto via un angolo del codice a barre". 'Sta faccia da stronza mi guarda. "Vuole dire che non c'è più". "Per la verità un pezzetto c'è ancora". "Noi lo diciamo ai nostri clienti di strappare via solo il prezzo". "Signora [con quella faccia da culo che hai sù oggi e forse anche gli altri 365 giorni dell'anno bisestile], a me non è stato detto nulla del genere, era l'ultimo sabato prima di natale, c'erano mille persone in coda e il cartello che ora ho letto non si riusciva a leggere. Posso fare il reso o no?". Con una semi-alzata di occhi al cielo per cui l'avrei presa a capocciate, mi dice: "Vada pure a cambiarlo". Quindi tutta la pantomima del codice a barre solo per rompere i coglioni alla gente. Allora comincio io: "Non lo cambio, ha le maniche ridicole questa felpa, sembrano da donna. La misura è corretta, è il modello che è per ragazzini di 13 anni in crescita. Dovrebbe essere scritto sul cartellino". "Prenda ciò che vuole, per un valore uguale o superiore". Lo so che mi sta un po' odiando, e ne sono un po' felice.
Oh.

Fattore scelta: il negozio è molto grande e io lo giro tutto. Tre volte. Il vicino è paziente come Giobbe. Alla fine esco fuori con un paio (il 34esimo) di scarpe da tennis (per dire, ché io a tennis non ci gioco) per me e, siccome sfiga vuole che fossero pure in sconto, ho dovuto prendere anche un paio di ciabatte per mammà, che tanto contenta ne fu.

Fattore rimorso: ma non ero entrata per comprare un regalo a ex-fidanza? 
  1. ex-fidanza si è beccato il regalo del rimpallo, ovvero una borsa-zaino porta-portatile. Sì, ok, era il gadget di un convegno, ma lui mica lo sa;
  2. non c'era nulla che mi piacesse da comprargli;
  3. ex-fidanza mi ha fatto un regalo del cazzo (gli voglio tanto bene lo stesso, ma con tutti i soldi che scialacquano lui e signora, mi aspettavo di più, e sì, che mi si dia della stronza perché me lo merito, ma è ciò che penso da sempre. O uno non fa regali in assoluto, o uno ne fa uno con un significato, oppure ne fa uno senza significato ma proporzionato alle proprie possibilità);
  4. ex-fidanza mi ha lasciato con la batteria a terra. E non sono neppure certa che mi abbia lavato la macchina (no! no stronza, io! E' stato lui che l'ha definita inguardabile e successivamente detto che le avrebbe dato una ripulita!).
Fine fattori.

venerdì 26 dicembre 2008

testate

  1. quella che vorrei cambiare nel blog ma sto avendo risultati così brutti che lasciamo perdere;
  2. quella che avrei voluto tirare stamane mentre mia sorella, con leggero disappunto (vero, non ironico, altrimenti le sarebbe venuta la rughetta dell'incazzatura in mezzo agli occhi), mi faceva notare che oltre a quella che le ho donato io, oltre a quella che le ha donato l'amica baffuta, era un mese che si era comprata una borsa nera;
  3. quella che avrei voluto tirare ieri quando ho scoperto che il papiro conteneva sì un buono acquisto per l'attrezzatura di scherma, ma di euro 200, che è già tanto se mi compro la giacca (poi mancano il pantalone, la maschera, la spada, il passante, etc etc), mentre io da otto persone mi aspettavo di più, e sì, mi sento pure una bella stronza, ché faccio i conti in tasca alla gente;
  4. quella che avrei voluto tirare quando ex-fidanza ha provato la sua felpa, che ha le maniche da mingherlini mentre lui non lo è mica tanto, con il risultato che la felpa è qui e proverò a rimpiazzarla con qualcos'altro al negozio;
  5. quella che voglio tirare per tutto quanto messo insieme, ma forte, forte, forte (anche se a giugno o giù di lì mi sembra di aver già dato).

mercoledì 24 dicembre 2008

donna sull'orlo di una crisi di nervi (causa regali)

Ieri:
  1. Apro la scatola del corriere con dentro quello che dovrebbe essere un orologio da donna, da regalare alla sorella, ordinato via internet: è chiaramente da uomo.
  2. Mi faccio venire a prendere da mia sorella perché ieri sera pizza scherma e sport assimilati, e la ciuccia rimane a piedi causa pacco dell'ultimo momento tirato da maestra coadiuvatrice, e mentre la sorella mi apre il bagagliaio per prendere il mio zaino, vedo un maestoso sacchetto di Natale. Le chiedo: "Cosa c'era?", lei: "Una bella borsa", io: "Colore?", lei: "Nera, ma una di quelle un po' grandi, da usare anche quando vai in ufficio". Il mio regalo. Fatto uguale uguale da un'altra. Una sua amica coi baffi.
  3. Oramai totalmente depressa mi avvio verso il portone, mentre lei mi dice: "Chissà se mi hai preso il telefonino di cui avevo tanto bisogno!". Vorrei sottolineare che orologio e borsa nera grande anche da ufficio sono state le sue richieste, che io ovviamente feci finta di ignorare. Ma cazzo.
  4. L'orologio non gliel'ho neppure incartato, riciclo un libro palloso di una scrittrice pallosa, regalatomi sabato scorso.
Oggi:
  1. Ex-moroso arriva "per caso" (ovvero dopo essersi messo d'accordo con la sottoscritta) per incontrare la mia fisioterapista tanto bellina, passata a farmi gli auguri: ho scatenato un mostro! Ha voluto nome, cognome, e ha cominciato a immaginarsela nuda. Poi non diciamo che io a Natale non sono buona.
  2. Arrivano ex-fidanza e la moglie con un'altra coppia di amici: come regalo mi danno un papiro arrotolato e mi dicono: "Avrai comunque bisogno di noi"........... Sto fantasticando. Attrezzatura completa da scherma. Ripeto. Sto fantasticando.
Visto che mancano 25 minuti, Buon Natale figliuoli e non strafogatevi troppo.

P.s. Casomai non fosse chiaro, qui nella mia famiglia si festeggia la mattina verso mezzogiorno e mezzo, quando apro gli occhi e scartiamo i regali, e a pranzo, niente celebrazioni della Vigilia, deo gratia.

lunedì 22 dicembre 2008

gita a ladispoli, ove ladispoli è il finto nome di un vero centro commerciale immerso nella nebbia padana

Sì, sì, oggi sono andata in gita in un centro commerciale per comprarmi il mio regalo di natale. E ci sono andata con ex-moroso, ché pure lui era in ferie e non lo vedevo da un quinquennio, il che ha significato tre cose:
  • ex-moroso che accetta di accompagnarmi a far compere sotto natale deve averla fatta grossa, tipo avere messo le mie foto - scattate senza consenso e senza mia consapevolezza - ignuda su feisbuk, perché può essere solo un atto di espiazione;
  • abbiamo percorso i 7 km circa A/R di centro commerciale, dall'angolo tv lcd di un negozio di elettronica all'altro angolo (opposto, naturalmente) tv lcd dell'ipermercato, in 22 minuti netti, incluse visioni rapiderrime ai modelli che inseguivo e che ho lasciato correre per via del prezzo, incluso ex-moroso che mi dice, dopo avergli espresso una mia perplessità: "Provo a chiedere a un commesso", che a me si è bloccata la mascella inferiore per lo stupore verso cotanta partecipazione, finché non ho osservato che il commesso aveva un bel culo, un viso caruccio, delle belle proporzioni, i capelli lunghi e due rigonfiamenti che sembravano proprio tette, guarda;
  • abbiamo poi passato 20 minuti lordi un po' da mcdonald dove lui ha fatto merenda (un big mac menù, ma prima o poi la pagherai e la cellulite verrà anche a te), un po' nel punto più gelido nel raggio di 130 km quadrati, dove uno può veramente non gustarsi una sigaretta.
Tutto come sempre, cioé è stato un pomeriggio divertente.

Anche se delle sue storie losche non parla più, dopo la furiosa litigata.
Invero, ha buttato l'esca, un commento generale che però aveva molta molta molta attinenza (non ricordo se ho scritto "molta") con una sua particolare situazione  vissuta. Bastava fargli da dentista, aprirgli la bocca e cavargli i denti uno per uno, e ne avrei saputo fin troppo, sono femmina, so fare queste operazioni.
Ma siccome un po' la litigata, un po' la recente mia puttanata, mi hanno insegnato che meno so del suo privato oscuro, meglio è, aspetto solo che mi parli del suo privato in chiaro.

Mi ha sconcertato che tante persone, che io reputo simpatiche, a lui e molti altri del gruppo-sci stiano sul cazzo, mentre uno, che io non posso vedere neppure in cartolina, lui dice che è simpaticissimo.
Cioé mi sconcerta questa cosa dei punti di vista.
Che ne esistano altri oltre al mio.
Oggettivo.
Quindi foriero di verità assoluta.
Mah.

P.S. sono tornata a mani vuote. Parlo del mio regalo, che madre e sorella mi faranno. Sorella dice che domani recupera, e me lo compra all'esselunga. Il mio regalo di natale e compleanno sarà comprato all'esselunga. Tipo il cappone, gli assorbenti e il cibo per le belve. Mi fa un po' tristezza, guarda un po'.

sabato 20 dicembre 2008

non so se sia peggio la ricerca dei regali di natale o la dichiarazione dei redditi

Tra le due cose succitate vi sono similarità:
  1. mi riduco sempre all'ultimo momento;
  2. spendo soldi;
  3. mi provocano ansia;
ma anche ragguardevoli differenze:
  1. la ricerca dei regali (RDR) viene effettuata contestualmente a milioni di individui che intralciano la tua missione, mentre la dichiarazione dei redditi (DDR) è compilata nella totale solitudine;
  2. nella RDR la spesa è direttamente proporzionale al livello di angoscia nel non riuscire a trovare un regalo in tempo, mentre nella DDR agiscono altre variabili non modificabili dalla mia ferrea (ah ah!!!) volontà;
  3. in tema di RDR tu sai che ora o mai più, ché un regalo di natale non può essere dato 10 giorni dopo, mentre in tema di DDR, se essa viene inviata in ritardo, c'è solo una mora [non un lampone o un frutto di bosco, proprio una mora].
Anche per quest'anno la RDR si è conclusa, con addirittura un regalino non previsto (22 euri e mezzo, regalone, direi) per il primogenito della mia amica, e non so se gli ho fatto il regalo perché quell'oggetto l'avrei voluto io, ma io non posso vantare tre anni e mezzo di età, oppure perché al telefono mi chiama "zia Pepp", come suo padre (che però omette "zia", deo gratia), il quale credo oramai si sia anche scordato il mio vero nome. Cioè, non è che gli abbia fatto il regalo perché mi chiama così o colà, bensì perché mi condidera. Ho cominciato a esistere, per lui. Sono soddisfazioni mica da poco.

In ogni caso, accompagnata dalla Salvatrice Pippa Mentis, secondo le sue parole sembravo un cecchino. Negozio, entro, guardo, scelgo, scruto prezzo e opzione 1 compro, opzione 2 lascio (con commento in negozio di marca, ove il titolare cercava in ogni modo di imbonirmi: "Ma scusi, lei pagherebbe 87 euro per un berretto e una sciarpa? Io francamente no, sono mica matta", ché io zitta mai, eh).

Non oso pensare alle decine di euri spesi (me lo ricorderà l'estratto conto della carta di credito, però l'anno prossimo), tuttavia penso che cavarsela con soli otto euri per un regalo carino, busta regalo e coccarda compresi, sia una specie di miracolo.

L'unica cosa fastidiosa è che ho comprato una borsa alla sorella a cui ho poi visto addosso una borsa simile. Ma vaffanculo.
Anzi, ritratto: non è l'unica, anche questa stanchezza mista a confusione mentale mista a intolleranza all'impacchettamento (mi viene il vomito a pensare a carte regalo, scotch e nastrini), è decisamente un effetto del xmas shopping.

Ora però.
Un anno di tregua.

mercoledì 17 dicembre 2008

ho perso 12 a 15 ma

  1. il mio avversario di scherma è lunghissimo, e cazzo se è difficile battere uno dodici cm più alto di te, e poi è maschio, ha più forza (imparare a cavare? sì, ma se lo faccio mi tocca - in senso schermistico - sic)
  2. ho ricevuto un regalo dalla maestra di scherma, un regalo targato lindt, molti brufoli assicurati;
  3. ex-fidanza mi è venuto a prendere con la sua solita puntualità, ovvero 40' dopo, e siccome è pure un perditempo, ho terminato di cenare alle 21.40;
  4. siccome stavo per volare causa pioggia, ex-fidanza mi ha preso al volo, e mi sono trovata il suo mento sulla mia spalla destra. E siccome siamo due adulti veri, per gestire l'imbarazzo di questa vicinanza abbiamo cominciato a fare le vocine da piccoli, acute acute: "Ciao!", "Ciao!", "Come va?", "Mah, attraverso un momento sdrucciolevole, e tu?", "Attraverso un momento pesante", etc etc;
  5. cinque è un numero del cazzo per finire, ma mica finisco con un numero, finisco con una foto (ci vuole così poco a rendermi felice), inaspettato dono di un'amica dello sci.

[è grandisssssssimo, e io ne sono drogata]

lunedì 15 dicembre 2008

romaticherie, forse che forse

Da Corriere Salute:


Ecco, io leggo questa cosa qui e un po' mi commuovo.
Perché le donne che vedo intorno a me sono proprio così. Capaci di passare una serata intera a scegliere con cura ed eccessiva attenzione le parole da scrivere in una mail, tralasciando serenamente i "compiti a casa", che faranno con comodo tra le due e le tre del mattino, con sveglia alle sette. 

Invece stasera ho sentito ex-fidanza per chiedergli un passaggio, sono le nove di sera e gli chiedo perché esca così tardi (invitandolo a smetterla di giocare con la Wii in ufficio): mi parla di budget, di margini, di percentuali, ed io sono lì che lo ascolto pur senza capirci una sega, perché lo so che per lui è una roba importante (gli chiedo spiegazioni su che cazzo siano i margini, che al limite io conosco quelli del foglio da stampare, lui modera la sua ansia, e mi spiega).

Maschi e femmine.
Siamo due mondi diversi.
Che bello.

Ps.: Ancora a quota quasi zero coi regali. Vai così.

domenica 14 dicembre 2008

mai visto così tanta gente senza mettere il naso fuori casa

A causa della vendita dei biglietti della lotteria per l'associazione, le cui matrici dovevano tornare entro oggi, c'è stato un via vai di gente che mi è parso esagerato, rispetto ai miei normali limiti di tollerabilità.

Ieri il bimbo caterpillar. 
Figlio di un amico non troppo dotato nel fare il padre. Secondo me.
Il bimbo caterpillar ha cercato di:
  • stritolare una belva a caso (le belve si sono nascoste veloci come furetti, quando hanno capito l'aria che tirava), senza riuscirci;
  • tirare giù l'albero di natale, senza riuscirci;
  • distruggere il presepe e tirarne via tutte le luci, riuscendoci alla grande;
  • ammazzarsi con uno specchio appeso, senza riuscirci;
  • giocare a nascondino dietro lo specchio appeso, riuscendoci con l'avallo di quel genio del papà;
  • fare a pezzi il dream-catcher sopra il mio letto, cosa per la quale gli avrei dato cinquanta euro cash, purtroppo senza riuscirci;
  • smontare il mio pupazzetto a molla preferito, regalo di un ex-collega ed ex-amico, (per mio tempestivo intervento) senza riuscirci;
  • staccare dal pc sotto la scrivania tutte le periferiche usb mentre io ero distratta da tre minuti tre di chiamata, riuscendoci in pieno.
Adesso.
Va bene che ha un anno e mezzo, va bene che a quell'età non sono facilmente gestibili, ma che debba essere io a dire a un padre: "Il bambino, cazzo, il bambino sta tirando giù lo specchio! Se gli cade in testa lo ammazza!", con il padre che lo stava guardando, mi è sembrato paradossale.
Poi avesse il papà rimesso a posto una pecorella.
No.
Solo le periferiche usb, perché mi ha visto lievemente iritata (probabilmente avevo occhi che schizzavano sangue).

Oggi un altro tot di persone, che per lo più arrivavano, consegnavano e scappavano, solo con un paio ho un po' parlato. Di tagli di capelli, di lavori fallimentari, di amici persi un po' di vista, di scherma e di pedane [digressione: mi sto praticamente prostituendo per avere una pedana figa di scherma a un prezzo che ci possiamo permettere. Oggi ho scritto a un tizio francese chiedendogli quanto sconto mi fa se gli traduco il documento di presentazione della pedana in inglese e in italiano - tanto in italiano l'ho già tradotto, visto che la mia maestra non mastica francese. Beh, manco io, però con i traduttori e un po' di bon senso ce l'ho fatta, tra un visitatore e l'altro, e mia sorella - che tra l'altro non è neppure riuscita a vendermi mezzo biglietto - che faceva irruzione ogni due minuti finché ho fatto scendere qualche santo dal paradiso].

Il mal di schiena mi ha bloccato in casa, compere natalizie rimandate per l'ennesima volta, e allora pensavo a un regalo originale. Uova sode pitturate da babbi natali, o da renne, o da palline dell'albero. 
Che siano sode però, ché almeno quando me le tirano addosso mi beccherò qualche livido, ma non il puzzo d'ovo.

venerdì 12 dicembre 2008

donne che cantano troppo

Io lo so che me ne devo stare zitta.
Lo so.
Di solito lo faccio. Lo faccio quasi sempre.
Una volta non l'ho fatto e oggi ho rischiato di brutto.

Le puttanate combinate da ex-moroso manipolato, sono venute fuori una sera con una ragazza (Uno) che lo conosceva a malapena, una sera d'estate, in mezzo ad un ingorgo di macchine dopo un concerto. Solo che questa ragazza è diventata molto amica di un'altra (Due), che invece lo conosce un po' meglio, e siccome sono tutti e tre in montagna a sciare, salta fuori che un'altra persona (Tre), che è molto amico di Due e che sta ospitando ex-moroso a casa sua in montagna, ha detto che ex-moroso nega la relazione che ha dato origine alle sue puttanate (atti lievemente amorali), pur sotto interrogatorio incalzante. Uno ha parlato con Due, Due ha parlato con Tre.

A me è preso un colpo.
Passino Uno e Due che, essendo femmine, sanno osservare e non hanno bisogno di domandare, e poi, essendo femmine, anche se chiedessero qualcosa, lo farebbero in modo talmente subdolo che ex-moroso non capirebbe mai che loro hanno in tasca la verità. Invece Tre è un maschio, e i maschi, tra loro, hanno questa maniera diretta di comunicare che sarà sì una bella cosa, ma fa trasparire cosa uno sa e cosa uno non sa.

Ho pensato: ex-moroso ha capito che ho cantato (e lo so di aver fatto una puttanata pure io, cristo, lo so, ma vigeva la legge del segreto totale e io speravo venisse rispettata, non avevo fatto i conti con Uno, che ha poi dimostrato di non saper tenere un cecio in bocca), adesso chiude definitivamente con me.
Allora ho fatto la prova del nove, gli ho scritto un messaggio per ricordargli di comprarmi una cosa, poi ho spento il telefono per pura vigliaccheria e mi sono messa a dormire un sonnellino agitatissimo e niente affatto riposante. Al risveglio accendo il telefono.

Niente sms suoi. Ceno. Niente. Il mio viso si allunga e assume un'espressione funerea. Non solo mi dispiace se lui chiude i ponti con me, mi dispiace soprattutto per come io ho agito. Avevo un'urgenza di condividere qualcosa che per me era inaccettabile, e cazzo, potevo condividere con molte persone, persone che hanno conosciuto ex-moroso per mezzo mio ma che non hanno più niente a che fare con lui, invece ho scelto Uno, l'ho scelta perché lei si era molto aperta con me, e non so, non so il perché, ho voluto ricambiare.

E ho fatto un gran casino.
Allora ero qui che rimuginavo e, triiiin, arriva un messaggio. E' lui. E' un sms allegro, che parla di neve che viene giù, di fatica, di sciate, ed è un sms che mi manda baci.
Sospiro. Di sollievo. Questa volta mi è andata bene. 
E ho imparato molto.

[tra la riaccensione del cellulare e il suo sms, la mia mente tipicamente femminile ha elaborato trecentosessantadue spiegazioni da dare a ex-moroso, per giustificare il fatto che Tre sapesse della sua tresca con la manipolatrice, implicando naturalmente la mia (falsa) assoluta buona fede, ma cazzo. Nessuna che stesse in piedi da sola]

[visto che si parlava di amicizie che deludono, di "do ut des", e cose così. Stavolta non sono veramente stata all'altezza, non ho deluso lui perché non sa cosa ho fatto, ho deluso me stessa. E allora sono andata a pari con una delle delusioni patite da chi consideravo amico. Insomma, si sbaglia, ecco]

giovedì 11 dicembre 2008

storie di ordinaria follia - da ufficio

Ieri.
Mi chiama la Capa e mi dice: "Ah, senti, una cosa ur-gen-tis-si-ma: dobbiamo mandare via mail un biglietto d'auguri alle Personalità, però il tipografo mi ha inviato un formato elettronico del biglietto cartaceo stile lenzuolo, tu riesci a ridurlo?".
Certo Capa, tanto più che se non smetto di giocare a Spider mi faccio fuori, ché continuo a non imbroccarne una e la percentuale di vittorie si sta pericolosamente abbassando.
"Te lo invio su-bi-to!"

Ok.
Posta aperta. Aspetto. Niente.
Allora penso: è come quando aspetti il tram. Se inizi a fumare una sigaretta, arriva subito.
Fumo. Ancora niente.
Nel frattempo mi distraggo (soprattutto da Spider) come posso.
Alle ore venti ancora il nulla.
Ma la Capa non è nuova a mandarti mail a ore inconsulte. Tuttavia, niente.

Stamani entro in ufficio e la Capa è via per una riunione. Apro la posta e 'sto cazzo di biglietto ancora non c'è. Vado a pranzo, prendo il caffé, fumo, torno in ufficio e mi trovo la scrivania colonizzata da una collega, a cui sono affezionata, e da un dirigente con cui discuteva una presentazione (no, non è che mi fregano il posto così, perché sono l'ultima ruota del carro, cioè, sono anche quella, ma la ragione è che la mia postazione è tra le poche attrezzate di alimenta-portatile e cavo di rete vagante). Non mi cagano di pezza. Attendo. Cinque minuti dopo mi stufo e mi piazzo sul computer della capa. Ovviamente mi ha mandato l'e-mail all'ora di pranzo. Mentre guardo incredula, arriva pure lei. Devo aver fatto uno sguardo allocchito, mi dice: "Uh, guarda, tra tutte le cose che ho avuto da fare, sono riuscita a girarti la mail solo mezz'ora fa!", ergo si era palesemente dimenticata.

Riesco a rientrare in possesso della mia postazione, inizio a lavorarci sù.
Prima stesura. Segretaria: "Ma lo hai fatto ancora troppo grosso, più piccolo".
Seconda stesura. Capa: "Ma che brutto così piccolo, lo farei un po' più grosso", inizia battibecco tra Capa e Segretaria. Più grosso. Ok.
Terza stesura. Capa: "Ma se scrivessimo anche che 'la filiale tal dei tali vi augura'? Se no rimane scritto solo 'buon natale e felice 2009', un po' triste, noooo?"
Quarta stesura. Capa: "Eh, dai, carino così! Puoi mettere la "v" maiuscola a 'vi augurano'?". Merda. Mea Culpa.
Quinta stesura. Capa: "Così mi piace molto. Brava. Lauraaaaaaaa, senti, lo mandi anche ai grandissimi capi?", ove per Laura s'intende l'anello di congiunzione tra noi Rag. Fantocci Ughi e l'Olimpo. Laura: "Eh, ma non così, dobbiamo cambiare un po' il testo..." e mi detta, mentre io piglio appunti.
Sesta stesura. Laura entra dopo aver ricevuto la bozza: "Non è che invece di scrivere 'sta pappardella, metteresti la sigla? Ché se no viene troppo lunga la scritta centrale".
Settima stesura. Laura rientra e ride: "Mi hai mandato il biglietto senza scritte, ah ah!".
Io già col portatile nella borsa.

Finale.
Solo nove stesure. L'ottava è fallita perché, dopo averlo inviato, mi è venuto un amletico dubbio sulla dicitura corretta della società, che ha 274 acronimi. E nessuna delle altre tre se n'era accorta.
La nona (sinfonia di Beethoven? Magari. Magari toccasse a me avere cura dei giorni tuoi, svegliarti con un caffé e dirti che non invecchi mai...) stesura si sa mai che sia quella giusta.
Altre due ore di dopocena gettate nel cesso.
Per un cazzutissimo biglietto d'auguri che tutti, ma proprio tutti, cestineranno.
Sgrunt.

mercoledì 10 dicembre 2008

transnotizie

Notizie buone:
  1. oggi la rampa del garage era impraticabile per la neve, e siccome era necessario che io usassi la mia macchina per andare al lavoro, oggi ho lavorato da casa, cioé in pratica non ho combinato quasi un cazzo;
  2. stasera vado a nanna ma prima di dormire ho da vedermi una puntata di dr house tutta nuova;
  3. ho dovuto recitare al telefono una mail, inviata ad una amica, a cui era saltata l'adsl (e pure il telefono: è bellissimo interpretare, soprattutto quando la mail lascia ben sperare;
  4. ho dormito solo venti minuti prima di cena eppure mi hanno rigenerato;
  5. ho ritrovato uno stramaledetto tagliando della lotteria che cercavo da ieri come un'invasata;
  6. tramite ex-fidanza, una società ha deciso di dare in beneficienza, anche all'associazione di cui faccio parte, i soldi che avrebbero speso per i regali-minchiate tra i dipendenti;
  7. ho trovato l'amica a cui regalare una roba importante: cappellino (su di me ha un bizzarro effetto, stile preservativo) e sciarpa di cachemire, bianca con qualche tono rosa, regalo che son tre anni che tento di reciclare;
  8. ho messo un po' d'ordine su questa scrivania, a parte un tappo di una bic perso e biglietti da 10 o 5 euro gettati come carta straccia nella scatola "raccoglitutto che qui trovi di tutto", sono piuttosto soddisfatta;
  9. la mia maestra di scherma mi ha annunciato che ci sovvenzionano l'acquisto di una nuova pedana da scherma, e questo significa che si giocherà il doppio e si aspetterà la metà.
Notizie meno buone:
  1. domani alcuni miei amici, ma non quelli veri-veri, partono per la montagna, e a me girano di brutto, ché ancora non ho capito se ho fatto la scelta giusta a non partire;
  2. la neve mi ha impedito di incontrare la ricevente della parure di cachemire, e mi spiace non averla incontrata (però l'ho sentita e le ho detto che il regalo che le faccio è un riciclo, ché mica mi piace passare per quella che fa regali costosissimi con chi è abituata a scambiarsi cianfrusaglie);
  3. domani pranzo con una persona un po' pesa;
  4. non trovo un paio di documenti vitali (quale novità);
  5. sono in ritardo sulle mail (sì, lo so che ti devo scrivere la Notizie di Dicembre, ma ho scritto e scritto e scritto in questi ultimi giorni, e non ne posso più di scrivere, blog a parte, questo è un obbligo morale);
  6. è un numero un po' del cazzo, tuttavia utilizzabile per chiudere una lista;
  7. scherzavo. Non ho ancora fatto i regali, a parte quello reciclato e un paio ordinati via internet che speriamo arrivino prima della notte di natale, se no mi decapitano;
  8. otto è un buon numero per chiudere, ché se lo metti a 90° diventa l'infinito, e in realtà la lista la potrei allungare all'infinito, ma anche no, che c'ho sempre la mia stanchezza atavica che, appena infilata a letto, scomparirà come al solito, facendomi vedere tutto ciò che ho registrato negli ultimi giorni, a parte Gomorra, che sarà sì un bellissimo film, ma io nei primi 20' non ci ho capito un cazzo e per il momento ci ho rinunciato, e non ci sono neppure i sottotitoli, e allora mi è tornato in mente che almeno nell'Albero degli Zoccoli i sottotitoli c'erano. Poi passerò a giocare a sudoku con la testa infilata sotto il piumone.
  9. questo non conta, è come un p.s.: credevo che Transamerica fosse mejo.

lunedì 8 dicembre 2008

una lettera, uno sfogo (vorrei fossi qui)

Mio dolce A,
oggi è stata giornata di lavoro e di preparativi natalizi. A me Natale sta sul cazzo, non succede mai niente di buono per Natale. Allora cerco di natalizzare casa il più possibile, così Natale ha un senso.
Cinqu$e minuti fa ho finito il dannatissimo lavoro di quattro giorni, e sono andata in cucina a fumarmi una meritata sigaretta. E al centro del tavolo c'era l'alberello che regalasti un po' di anni fa a me, M e tua sorella. E mi sono venuti gli occhi lucidi, perché sono quasi cinque anni che hai deciso di volartene via. Poi, il fatto che io sia stata l'ultima persona a vederti in vita, mi fa sentire una specie di responsabilità, specialmente nei confronti della tua famiglia.

Cinque anni fa. Tutto era diverso.
Ora. Ci sono ancora tutti i nostri amici, alcuni si sono accoppiati, altri moltiplicati. Ieri ho giocato col figlio di D, che sta per compiere due anni, mi ha reso così allegra. Il giorno prima ho incrociato il nipotino di L, parla come un ossesso, ha solo due anni e mezzo, a quindici già intorterà le ragazze con le parole. Mi ha detto: "Tu abiti in quel cancello là!", e 'sti cazzi! Ci ha preso! Anche se è venuto con lo zio a giocare nel mio cortile all'inizio dell'estate, lui sì che si ricorda, mica come me.

L'altro ieri sera ho parlato al telefono con F, quella che per me è sempre stata l'amica più grande. Mi ha invitato a cena per ieri sera, le ho risposto che non potevo, che dovevo lavorare. Ha insistito, ma inutilmente, perché se devo finire un lavoro non posso permettermi di cazzeggiare, e devo pure ritagliarmi spazi di "decompressione", che non possono essere un'intera serata. Così ha cercato di farmi sentire in colpa, ma questa volta sono stata cattiva, le ho detto che il suo primogenito è da giugno che non lo vedo, che se non sono io ad alzare il culo, col cavolo che lei lo fa. Va bene che il secondogenito è piccolo, ma ha quattro, e dico quattro, nonni su cui contare, credo che con un po' di buona volontà ci si potrebbe vedere più spesso. E' come se lei mi rimproverasse che io concedo il mio tempo a tutti tranne che a lei, ma non è così, il mio tempo è poco e sembra essere sempre meno, faccio quello che posso, con tutti. Lei mi sembra distante, distratta dai bimbi e dal marito, mi sembra non prenda mai le mie parole sul serio. Sempre che si riesca ad avere un colloquio telefonico umano, senza urla e senza "devo scappare, scusa". Mi sento il cuore a pezzi per questa cosa.

Poi c'è M, ma lei ormai è già un po' persa. Dirottare il fidanzato verso la convivenza e fare centro-tavola per le feste sono gli obiettivi fondamentali. Un tempo c'erano i thè della domenica pomeriggio, i sabati negli outlet o le sere all'Ikea, ora non sono rimaste che briciole. Paradossalmente sono io a proporle cose, a lei, lei che è sempre stata una fucina di proposte. Non me la prendo neanche più. Io le mie scenate le ho fatte, ma non servono a nulla, tanto.

Infine c'è l'altra M, anche lei persa, ma almeno i suoi motivi li posso capire. Si è allontanata da quasi tutti, però quando le ho chiesto un favore si è precipitata in ufficio, e abbiamo pranzato insieme. E' al capolinea di una storia, una storia che tu non puoi sapere, perché tutto è nato da te. Forse non hai mai capito quanto tu fossi importante per tutti noi, e forse anche noi non capivamo che eravamo come un unico essere, e quando un pezzo si è sgretolato, siamo andati in pezzi tutti, sia singolarmente, sia come gruppo. Poi ci siamo un po' ricostruiti alla bell'e meglio, ma le reazioni a catena che hanno seguito la tua scomparsa sono state dirompenti.
Si sono aperte nuove amicizie, se ne sono chiuse delle vecchie.

Io mi ritengo ancora fortunata, perché c'è A che mi è sempre stata vicina, che lo è in ogni momento, che è una benedizione. Ora siamo mamme congiunte di uno stupido gioco, per il quale tu avresti una scimmia tremenda, sono certa, ma a parte questo ci vediamo quasi tutte le settimane. Non facciamo niente di speciale, se non parlare e parlare e parlare, e l'altro giorno mi ha detto una cosa bellissima, mentre parlava di un uomo che le interessa molto e con il quale perde due ore ogni settimana (e questo perché lo vede solo una volta a settimana) per chiacchierarci. Mi ha detto: "E' come con te, P, potrei parlarci per ore e ore senza problema, e avrei ancora cose da dirgli!". Mi ha un po' fatto andare in brodo di giuggiole, e per me è uguale-uguale, quando esce dalla porta mi dico: "Ma cazzo! Mi sono scordata di chiederle questo e quello!".

Poi ho amici nuovi, ho un ex-moroso nuovo. Ma tra tutti i nuovi, salvo l'amica che si chiama come me, a cui voglio veramente bene, gli altri o le altre sono amici passeggeri, o, se non passeggeri, amici con cui non si è condiviso poi tanto. Con la mia omonima invece si è creato un legame molto forte, eppure siamo così diverse. Ti piacerebbe, primo perché è una bella ragazza, secondo perché ha un sorriso (bellissimo) quasi sempre per tutti. Probabilmente te ne innamoreresti perdutamente e non riusciresti a spiaccicare parola, essendo che è fidanzata, che tu su questo sei sempre stato un po' all'antica. Quando ti rivelai che ero diventata amante di uno (uno... il mio grande amore, in verità), mi trattasti di merda per mesi. Inconsapevolmente. Spero.

Vedi A, se tu fossi ancora qui tutto sarebbe completamente diverso. Tutto.
E così come mi chiedo come sarebbe ora la mia vita se ci fosse stato mio padre a fianco, così mi chiedo cosa ne sarebbe della mia vita se tu mi fossi ancora a fianco.
Sento il tuo commento.
"Certo che ai tempi me la potevi anche dare". 
Adesso non esageriamo e vola basso.

venerdì 5 dicembre 2008

prima carote e ora pomodori

Lezione di cucina?
None.
Fantasie sessuali?
None.
Coltivazione dell'orto?
None.

Condominio.
Terzo piano.
Vado a spiegare.

Un bel giorno, un mesetto fa, ero dalla vicina di sopra, secondo piano, per non so cosa, e ti arriva quella signora settantenne che abita al terzo piano. Ha due carote in mano.
Ci chiede: "Ma anche voi avete il balcone della cameretta pieno di carote?". Io e la mia vicina sana di mente ci guardiamo perplesse al quanto, le rispondiamo di no, la mia vicina in buona fede, io in cattiva fede (c'entrerà col fatto che la fede, nessuna delle due, ce l'ho?), ché quel balcone non lo frequento mai.

"Mi sono ritrovata il balcone pieno di carote!"
Questi nostri balconi saranno a una cinquantina, o forse più, di metri di distanza da un altro condominio. Anche lanciarle da lì non è mica semplice. E fare sempre centro, oltretutto. Però è la prima cosa che mi è venuta in mente.

Stasera rivedo la mia vicina sana di mente, che mi racconta che un paio di giorni prima quella del terzo le ha telefonato per chiederle se avesse trovato dei pomodori sul balcone della cameretta. No, niente pomodori. Poi non so che film sia scattato nella mente di quella del terzo piano, fatto sta che una signora del quarto piano, nota per non farsi mai i cazzi suoi e per il suo tono di voce perforante, ha riportato che quella del terzo è andata dalla signora del quarto piano, sempre della nostra scala.
Signora del quarto piano: 87 anni. Vive da sola. Marito morto lo scorso anno, le cui ceneri giacciono nella loro camera da letto ("Mi fa tanto compagnia..."). Sorda. Con allucinazioni uditive (sostiene che alle tre o alle quattro della mattina qualcuno le suoni insistentemente il campanello).

Quella del terzo le suona alla porta e le dice che deve smetterla di gettare verdura sul balcone di sotto! Che si sa che è lei! Che finiamola con queste sciocchezze! Più che dire, urla, se la vicina che non si fa i cazzi suoi riesce a sentire tutto attraverso una porta blindata. Se ne va tutta incazzata.

I nostri quattro balconi sono perfettamente allineati.
Bisognerebbe essere l'uomo ragno per riuscire a gettare verdura sul balcone del piano di sotto senza sbagliare mai mira. Poi stiamo parlando di una ottantasettenne, che per definizione A.guai a sprecare verdura, che sono soldi B.ritengo possa mancare dell'agilità necessaria.
L'ottantasettenne si reca dalla vicina del secondo piano e le racconta cosa è successo, in lacrime, poverina.

Ho sempre detto che, essendo il mio condominio composto da due palazzi, il nostro era quello sano, l'altro quello dei pazzi. Mi sa che sono stata troppo ottimista.

mercoledì 3 dicembre 2008

mia matre (cit.)

Avendo i miei genitori deciso di fare figlie (e 9 mesi precisi prima, sposarsi, con mio babbo imbavagliato e una collana d'aglio al collo invece dei gemelli d'oro bianco ai polsi) sull'orlo dell'andro/menopausa, ho un babbo in meno e una madre che non ci sente un cazzo.

Le amorevoli figliuole sganciarono lo scorso anno 1750€ a cranio, affinché la madre non venisse cacciata dal condominio come persona molesta, essendo che il volume della tv era percepibile persin nel canton Ticin.
Però, se io son testarda, mia madre alla terza, sicché se sa che non ci vede (e non perché sia ipovedente, cosa che in realtà è davvero, ma perché non ci incontra, o comunque anche se sì per breve tempo) col cazzo che mette 'sti due benedetti auricolari.

Ma lei è furbissima, e se ci vede per pochi minuti o se la cogliamo di sorpresa, legge il labiale. Anche di traverso. Non so come faccia, ma lo fa, è indubbio.
Ma io sono furbissima alla terza (qualcosa alla terza dovrò pur esserlo anch'io, eh) e adotto un sistema perverso. Mi chino come se dovessi raccattare qualcosa o allacciare le scarpe, e le parlo.
Se ciò che sento è il vuoto acustico, m'incazzo.
Ma siccome lei è molto competitiva, inizia a inventarsi scuse per fare finta d'aver ragione e incazzarsi a sua volta.

Tipo:
  1. tu non parli, tu bofonchi (la sua preferita)
  2. l'hai fatto apposta, hai parlato a voce bassa! (mi sentiva anche quello del piano di sopra)
  3. sto per andare dal parrucchiere (immagino i dialoghi)
  4. sto per andare dal parrucchiere (mamma, è lunedì - oh che sciocca, non ci pensavo)
  5. sto per andare dal parrucchiere (mamma, sono le sette - embé? non sai che Fabrizio tiene la bottega aperta fino alle ventidue, oggi?) [lì mi frega, ché io non mi ricordo quale giorno della settimana questa apertura c'è per davvero]
  6. devo uscire e col colbacco di pelliccia [no comment, please] ho paura mi saltino via (facile)
  7. mi si sono esaurite le pile! proprio cinque minuti fa (proprio)
  8. ho un brufolo nella parte interna dell'orecchio (mamma non c'è nulla - sarà sottopelle, no?!) [qui è sempre sull'orlo della scrollata di spalle che tanto mi urta il sistema nervoso, ché si sente colta in castagna, mentre sarebbe meglio che le castagne le raccogliesse lei e poi ce le cucinasse la domenica, così da dilatare il pranzo domenicale da 50' a 2h e 45' - ché finché lei non ha finito nessuno può alzarsi da tavola, e qui potrei fare il Dr. Divago raccontando le MIE scuse per poter lasciar lo scranno, ma è un po' tardi e comunque mi sembra già d'aver divagato abbastanza]
  9. la ragazza, nel fare le pulizie, deve averli spostati, non sono più al loro posto (ma se son qua! - ooooh, certo che ci vedo sempre meno) [tono pietoso]
  10. insomma! non rompermi sempre gli zebedei! (o i "cogliomberi", a seconda di quale influsso regionale senta in quel momento), che non fai altro che stressarmi! (io invece non aspettavo altro che cazziarti, guarda un po', certo la gente si diverte in modi alquanto bizzarri)
Io credo che finché io e mia sorella non siamo entrate in adolescenza, neppure sapesse che esisteva il verbo "stressare".
E' diventato il suo preferito.

I genitori, quando ci si invecchiano, diventano involontariamente delle sagome, a pensarci a mente fredda, pur di fare quel diavolo che vogliono. Va beh, poi mia madre è un po' speciale, e fortunatamente è una sagoma anche volontariamente, e ciò è universalmente riconosciuto.
Ed è un sollievo.
(anche se ieri, per fare la divertente, mi faceva l'imitazione alle spalle mentre io parlavo con ex-fidanza che si era venuto a prendere la mia macchina: lui rideva, io mi voltavo di scatto, lei impassibile. Poi ricomnciava la scenetta. Solo per un attimo ho creduto che ex-fidanza si fosse totalmente rincoglionito causa distruzione macchina aziendale)

lunedì 1 dicembre 2008

tira dritto e vai

Ho deciso che basta.
Cioé se una cosa non mi va di farla, anche se dietro un coro di anime mi urla "E dai, falla!" [non sostantivo femminile quanto magari voce del verbo "fare", modo imperativo], non la faccio e basta.
Mi sono rotta le palle di dare ascolto agli altrui comandamenti, benché già sappia che costoro hanno ragione. Dovrei fare una cosa che ora non mi va proprio, ma che dopo mi renderebbe mediamente contenta.

Mediamente.
Fosse un "totalmente", un "assolutamente", allora magari.
Ma "mediamente" non è abbastanza.
Quindi stop alle telefonate, alea iacta est.

Ché io un po' sono sempre stata così.
Tipo: lo sport. Io detesto lo sport, perché implica fatica. Poi un po' di anni fa la mia migliore amica si iscrisse a un corso di aerobica (sì, anni e anni fa, ora si sarebbe tramutato in "lezioni di pilates", chissà se esistono ancora i corsi di aerobica?), e insistette così tanto che alla fine mi iscrissi anch'io. Risulato: io mi sorbii tutte e venti le lezioni, e quell'infingarda venne sì e no cinque volte a esagerare. Memorabile il momento in cui il mio amico dalla mente particolarmente acuta, mi disse: "Pensa che dopo aerobica potrai fumarti una sigaretta in più", io tacqui per carità cristiana, ma volevo dirgli che le due cose non avevano molta relazione e che comunque avrei preferito fumare due sigarette sole (pranzo e cena post-caffé, non si scappa), piuttosto che avere le visioni tra un saltello e l'altro.

So che perderò un'occasione per rivedere persone, per stare un po' lontana da questo caos quotidiano, per spettegolare a più non posso, ma il viaggio, il freddo, la fatica, le alzatacce, il finto divertimento di un branco di idioti collaterali, quest'anno no, grazie.

Sono già un po' triste, perché poi sana-sana mentalmente non lo sono mai stata, figuriamoci ora con uno stato di stanchezza pre-natalizia che va al di là delle mie più funebri aspettative. Ho messo troppa carne al fuoco, forzando la mia indole indolente, ed eccoci qui. In bilico tra un "sì" e un "no", poi la bilancia pende sul "no" e subito penso: "Ma se invece quest'anno...?". Noneee.
Smettila sù.
Niente montagna per ora, e chiudiamola qui.
[urca che brutta chiusura. Non è tanto da me. Mi starò trasformando in un lupo mannaro. Ma c'è la luna piena?]