lunedì 30 agosto 2010

lo strano caso del mese di agosto

Insomma pare che, con puntualità fastidiosa, arrivi il mese d'agosto dopo 212 giorni (o 213, dipende) dall'inizio dell'anno. Inizio dell'anno inteso come concetto astratto. Perché se inteso come concetto pratico, per me l'inizio anno sarebbe potuto essere oggi, ma in realtà lo sarà proprio il 1° settembre preciso, quando la gang dell'ufficio sarà riunita.

Agosto ha delle straordinarie anomalie, a mio modesto parere.
Innanzitutto non hai voglia di fare un cazzo. Cioè, anche se lavori e hai tre cose da fare che non ti prendono più di due ore, rimandi. E non parlo solo di procrastinatrici professioniste come me, ma un po' di tutti.
Solo gli entusiasti sfuggono alla regola. Gli entusiasti sono coloro che abitano metaforicamente al polo opposto rispetto a dove abito io. Tipo: suona la sveglia e loro zompano in piedi alzando completamente la tapparella (o spalancando gli scuri), gioendo se è un giorno di sole.

[io mi alzo con fatica sempre e comunque, e alzo la tapparella di circa 30 cm, spio dalle fessure che tempo c'è, plaudo alle giornate luminose col cielo azzurro-azzurro, senza però mancare di farmi sfuggire un'imprecazione perché sono fotosensibile]

E dunque gli entusiasti sono entusiasti per giusti motivi, tipo la liberazione dal traffico nella città grande, ma poi finiti i loro compitini cominciano a rompere il cazzo alla colleganza superstite, e ciò non è buono. Gli entusiasti io, quasi quasi, li chiuderei nello sgabuzzino delle scope, non fosse che c'è l'ascensore e scapperebbero.

Altra stranezza di agosto è che certa gente va in vacanza e impazzisce.
Il mio ex-fidanza da un posto strano mi scrive: "Viaggio faticosissimo ma bellissimo".
Allora. O è faticosissimo o è bellissimo. Oppure è un ossimoro, giusto un esercizio di stile.

[si, va bene, io sono un po' pigra, ma se uno va in vacanza non ci va per riposare corpo e mente? perché poi li vedi, quelli che sostengono che basti staccare con la testa, che non arrivano a Ognissanti, eh]

Non ho ancora appurato come siano le condizioni di ex-fidanza, ma secondo me stramazza. Se stramazza ce ne accorgiamo tutti nella città piccola, è un omone che si fa sentire. Comunque.

Altra stranezza è il tempo. Sia metereologico che non. L'aria è più vivibile, meno caldo e meno umido, alle volte temporaloni di quelli che li guardi ammirata sperando non salti la luce, e anche meno zanzare. Poi le giornate lunghe.
Le giornate d'agosto non finiscono mai, vanno avanti fino all'una, alla due, alle tre o addirittura fino all'alba. Non è questione di luce o non luce, è che il tempo diventa fruibile più a lungo, e non avresti mai voglia di andare a letto, hai il piacere di assaporare ogni minuto, ogni ora, lontana dalla frenesia e dalla routine che segnano il resto dell'anno.

[si, va bene, io non ho mai ma proprio mai voglia di andare a letto, però poi mi trascino come uno straccio la mattina - per essere minimalisti - successiva. ad agosto non accade e qualcuno dovrà spiegarmela 'sta cosa qua]

E l'ultima stranezza riguarda quanto ti godi il rapporto con gli amici. Quelli con famiglia magari tornano a lavorare, e lasciano la famiglia a godersi gli scampoli estivi
[bei colori, a proposito]
mentre tu ti godi loro, in senso figurato.

Esci a mangiare con un amico di vecchia data - in una pizzeria della città piccola mi hanno dato la tessera fedeltà, da tante volte che ci sono stata, anche perché era tra i pochi locali aperti ed è tra i pochi locali che ti permette di uscire a mangiare N volte senza accendere un mutuo - e poi esci a chiacchierare, e ti sembra di essere tornata indietro di dieci anni, quando con quell'amico ti facevi chiacchierate interminabili fuori dalla biblioteca dove facevi finta di studiare.

Agosto è un mese bellissimo.
Agli sgoccioli.

sabato 7 agosto 2010

serata a lume di una bottiglia di vino (papiro)

Vado a cena con ex-amante.
E' un anno che lo trovo un po' strano, espressioni infelici che non fanno parte di lui.
So già che la missione è scavare. Voglio sapere.
Sempre che ci riesca. Mi scrive che forse per le otto, otto e mezza riesce a venire a prendermi. Forse.
Alle sette e cinquanta sono vestita, mi manca da mettere a posto il capello tagliato di fresco
[a cui si è accompagnata la maledizione del parrucchiere, dopo otto giorni sono stata letteralmente atterrata da un vecchio e inconsapevole signore, ma questa è un'altra storia]
e gli ultimi ritocchi. Cioè profumo e sciacquata di faccia, ché io sono una persona che spende molto tempo sul look.

Già vedo la strada in salita quando prenoto. Invece della proprietaria, che conosco bene, mi risponde un cameriere credo egiziano, che nel momento che gli chiedo un tavolo
[specifico, perché mica sono abitudinaria, nooooo]
per due mi interrompe e inizia una filippica che non riesco a fermare:

C: "Vede, dipende dalle serate, stasera è tranquillo ma altre sere..."
P: "No, aspetti, io intendevo per questa sera"
C: "...altre sere è tutto pieno ed è difficile riservare..."
P: "Ma è per stasera, tra mezz'ora siamo lì"
C: "...riservare quel tavolo, che è ideale per due o quattro persone..."
P: "STA-SE-RA, vorrei prenotarlo per stasera!"
C: "...persone che vogliono un po' di tranquillità..."
P: "STOP, ASPETTI, SI FERMI, VORREI PRENOTARLO SOLO PER STA-SE-RA!!!"
C: "...eh? Ah, lo vuole per stasera? Non c'è problema. Mi lascia il nome?".
Se la buona serata si vede dal tramonto...

Arriva mentre faccio due parole con una vicina, e mi piace che si avvicini quatto, seguirlo con la coda dell'occhio e poi farsi notare, sì che la vicina mi saluti.
Va verso la portiera della macchina, è davanti a me, come da legge universale gli guardo il culo.
"Hai il culone, sei ingrassato?"
Si gira e mi fulmina.
Ha perso chili dopo mesi di dieta rigorosa (non che sia grasso, anzi, quando eravamo molto più intimi aveva un fisico asciutto e perfettamente proporzionato), io non gli ho mai detto "Sei magro, sei grasso, sei normale" e scelgo giust'appunto il momento meno opportuno del mondo.
Non mancherà di rinfacciarmelo a momenti alterni.
D'altronde.

Solito ristorante, una bottiglia di vino che fa il suo dovere.
Parliamo, al solito la distanza è inesistente da subito, non c'è alcuna confidenza da riprendere, è tutto così dannatamente facile, porca troia.
Andiamo da un argomento all'altro, poi lo stoppo e gli dico di raccontarmi del perché è triste.

Questioni importanti di lavoro.
[ci prova a nascondersi dietro il lavoro]
Questioni di coppia, di un matrimonio funzionale ai fini della famiglia, ma tanta rabbia, tanto rancore verso la compagna.
Non esclude la separazione.
Io credo che si separerà, ma non ora, tra qualche anno. Ho visto quel rancore talmente vivo che mi ha colpito in faccia, ed è difficilissimo ricostruire ex-novo un rapporto di coppia in queste condizioni.

E così, dopo tanti anni, ho la possibilità di chiedere, di sapere. Prima, quando ci frequentavamo regolarmente, non potevo. Non volevo. Ero curiosa come una scimmia, ma non mi sembrava lecito intromettermi nel suo menage familiare. Così come non volevo lui si intromettesse nella mia vita al di fuori della bolla d'aria piena d'amore e di attrazione animale nella quale vivevamo i nostri momenti. Ora è diverso, la bolla è scoppiata, siamo sulla terra, qualche volta all'anno ci vediamo, ci raccontiamo e, siamo due nostalgici, ci ricordiamo.
Il nostro fare l'amore era veramente fare l'amore, senza se, senza ma, io e lui, tutto il resto del mondo scompariva.

Lo osservo. Lo conosco da anni e anni, ma mi sembra uguale a come lo incontrai. Come se non fosse passato un giorno.
Gli dico, di punto in bianco: "Credo che tu sia stato il più grande amore della mia vita. Credo anche che il giudizio sia viziato dal non vivere la quotidianità. Chissà come sarebbe stato".
Mi guarda malinconico. So di essere stata la sua unica amante. So che mi ha amato. So che ammetterlo lo metterebbe in difficoltà.

Usciamo un po' rincoglioniti dal vino, ci mettiamo a parlare davanti alla macchina.
Mi dice che l'attrazione sessuale che ha sempre avuto nei miei confronti non gli ha mai permesso di capire l'entità del sentimento.
Gli rispondo che l'ho capita io, quella volta che ci facemmo mezz'ora di macchina a testa per vederci cinque minuti. Aveva le unghie e le mani incrostate con lo stucco, stava lavorando a una delle stanze dei bambini.
In quel momento, lampante, la chiarezza.
Un uomo che scappa di casa e con una scusa macina decine di chilometri per farti gli auguri di Natale, e stare cinque, ma proprio cinque minuti con te, carezzandoti il viso e baciandoti con dolcezza. E' amore.

Ricordiamo i momenti brutti, quelli belli, di certo più pesanti come ricordi da gettarseli alle spalle. Ma tant'è. Intanto un paio di sigarette, le zanzare che fortunatamente beccano solo lui, e baci da adolescenti. Quello lasciatecelo, è il nostro modo per dirci che, malgrado addii forzati ma che alla fine ci hanno portato a separare le strade, ci amiamo ancora, a nostro modo.

Sempre a intervalli regolari mi chiede un pompino, nel modo in cui fanno i gggiovani ma con modalità da vecchio. Sussurrandomelo nell'orecchio. Beh, vediamo se digerisco e se c'ho voglia, gli rispondo.
Ci mettiamo in macchina ma, ahimè, questa piccola città ha un sacco di cantieri illuminati a giorno. I miei spot da imbosco sono inutilizzabili. Finiamo tra un piccolo centro commerciale e una strada a scorrimento veloce. Più romantico di così.

Amoreggiamo in macchina, ci perdiamo, sento il suo odore ed è tornare in un posto amato e confortevole e bellissimo. E facciamo questo soffocone, suvvia. Si trattiene come un dannato, ma poi esplode: secondo me era un etto.
Lo guardo aspettando quel ritratto così familiare di felicità, soddisfazione ed incredulità.
Non c'è.
Quel ritratto non c'è, al suo posto il viso di un bambino che ha appena visto un elefante volare.
Scoppio a ridere, lo prendo in giro, ma fa fatica a riprendersi.
[le mie capacità amatorie sono indubbie, ma questa prestazione era buona, senza eccellenza]
Intanto gli dico che qualche ragazzino da palazzi lontani ci avrà ripreso e domani ci metterà su youtube, mi dice: "Non m'interessa...", è ancora in aria.

Mi riporta a casa, scendiamo dalla macchina, mi accompagna al portone. Ci baciamo, ancora, come due adolescenti. Ci salutiamo, chissà quando sarà la prossima.
[insomma, una serata passabile]

martedì 3 agosto 2010

ma quando mai gliel'ho detto

Un giorno, più o meno un anno fa, ho detto a ex-amante che i gggiovani chiedono prestazioni con una noncuranza imbarazzante (all'inizio, poi una si abitua in fretta e rilancia).
Tutta la sera a sentirmi chiedere prova orale o fisica, con la noncuranxa di un gggiovane e la carta d'identità più pesante, quasi il doppio.
Un tormentone.

[che domande, ovvio che ho accontentato il finto gggiovane, adesso non esageriamo con tutta questa astinenza]

Da ricordare per post futuro:
  • l'amore più grande
  • vita in due
  • occhiali
  • prenotazione
  • anni che non sembrano passare
  • attesa
  • odore
  • youtube
  • the morning after
(non sembra, ma tutto questo ha un senso)
(sembra)
(con 3 ore notturne e 2 ore pomeridiane di sonno non sono in grado neppure di scrivere il mio nome e cognome)