sabato 28 febbraio 2009

storia di due che litigano sempre

Non si conoscevano, se non di vista.
E già si stavano, epidermicamente, reciprocamente, sul cazzo.
Poi, un giorno, la lieta novella: lei deve istruire lui su un argomento, ma lui, su quell'argomento, si ritiene già più che istruito.

Quindi, in un clima nient'affatto benevolo, ecco che si trovano in una sala riunioni, con altri colleghi. Lui è ovviamente il saccentone, quello che deve avere l'ultima parola. Quello che contesta ogni sua affermazione. Gli altri colleghi lo conoscono tutti bene, e si divertono a notare come, incontro dopo incontro, lei comincia a mancare di educazione e a perdere un po' le staffe. Lei pensa che sì, d'accordo, è polemica come lui, ma non così cagacazzo! Lui pensa che lei sia stata messa lì giusto per darle un contentino, non si accorge dei propri limiti di conoscenza.

Incontro dopo incontro, rissa dopo rissa, iniziano a capirsi. O meglio, a capire che sono proprio simili, sia per la testardaggine, sia per la forte autostima, sia per la capacità di ridere sopra sulle litigate avvenute pochi minuti prima. Così lei inizia gli incontri di aggiornamento con: "Se M non ha già un motivo per polemizzare...", tra le risatine generali.
I due diventano quasi amici, tutto comincia quando lui le offre un caffé alla macchinetta.
Caffé dopo caffé, chiacchierata dopo chiacchierata, scoperta dopo scoperta sulle tante cose che hanno in comune, il rapporto tra i due bastiancontrario si rafforza.

Lui è impegnato, lei no.
Un tardo pomeriggio, quando la colleganza è quasi già tutta a casa, lui irrompe nel suo ufficio.
La guarda un attimo dritto negli occhi, e poi dice: "Houston, abbiamo un problema".
Lei ha già capito tutto, e spiazza la controparte.
"Si, abbiamo un problema. Baciami".
Lui la guarda con gli occhi fuori dalle orbite, le dice: "Ma sei matta? Io ho famiglia...".
Lei è pragmatica.
"Mi baci, ti levi lo sfizio, scopri che non è niente di speciale, e la finiamo qui".
Lui la guarda, non si muove. Si sente scoperto. Chissà, se lei non l'avesse preso in contropiede, come sarebbe andato avanti nella spiegazione del problema.

Lei si avvicina e, senza abbracciarlo, lo bacia sulla bocca. Cazzo, si sbagliava. Si è emozionata di brutto, ma non vuole fare casini, soprattutto non ne vuole procurare, allora decide di mentire.
"Vedi? Niente di che, è stato solo..."
Non fa tempo a finire la frase, lui le prende all'improvviso il viso tra le mani e la bacia di nuovo. E questa volta il bacio è infinito e bellissimo ed emozionante. Molto emozionante. E l'emozione di lui lei la sente sul suo corpo, è decisamente un'erezione.

Lui si stacca, ed è sconvolto.
Bofonchia qualcosa: "Meglio che vada".
Lei lo guarda, vede il suo viso rosso come non l'ha visto mai, lo sguardo basso da senso di colpa. Anche lei sente il suo viso fosforescente, ma lo sguardo è alto, ha bisogno di osservare per capire tutto. E ha capito che un'intensità così sarà difficile da provare ancora.
Lui gira le spalle, si avvia alla porta, le dice: "Ci si vede martedì", lei, con voce poco ferma, lo saluta. E si chiede cosa succederà e, come ogni donna che si rispetti, fa mille ipotesi. Ma sa che non ci sarà lieto fine.

Lui si allontana. Sente sensazioni contrastanti, un senso di leggerezza, un'esplosione di emozioni forti, il senso di colpa. Si domanda compulsivamente cosa fare, ma non trova risposta. Da una parte rivive emozione e passione oramai un po' sepolte, dall'altra sa di avere la stabilità e la serenità di una famiglia che si è costruito passo dopo passo. 
Felicità e serenità: il solito, maledetto, dualismo.
Non vanno quasi mai di pari passo, e allora è un casino.

Un'altra storia d'amore nata così, quasi per sbaglio, l'incontro di due persone che si è trasformato in qualcosa di magico.
E di estremamente pericoloso.

venerdì 27 febbraio 2009

aifon e modi insani per divertirsi

L'altro giorno sento il mio collega grasso che dice alla mia capa cicciona: "Ti ho portato la nuova scheda aziendale", e lei gli risponde: "Tanto prima che riesca a usarlo quella baracca di aifon...".
Traaaaaaaaaac!
Dalla mia capoccia si ergono due antenne. E chiedo alla capa se le hanno regalato l'iPhone. Lei mi dice che no, che è un gadget di non so chi - natalizio - che le hanno dato come benefit. Cazzo. Dare alla mia capa un cellulare così è come regalarmi pesce e cavolfiori, uno spreco totale.
Quindi provo a convincerla a farmelo dare, ma il mio collega grasso mi guarda (pur sempre con amore) e mi dice: "Quando sarai capa, avrai un benefit così anche tu.", si, sembrava ci avesse messo proprio il punto alla fine della frase.

Poi chiedo alla capa perché lo chiama baracca.
"Perché devo sbloccarlo, mi hanno detto che devo scaricare Tools... E' vero, che tu sappia?"
Adesso. Capa, i tools sono programmini, non è un programma solo, santa pace. Taccio.
Le chiedo: "Ma arriva dall'estero? Perché non mi sembra che in Italia 'sti telefonini siano da sbloccare...", ma lei me lo assicura! Ha già provato a usarlo ma niente, le dice che il telefono è bloccato!

Le dico che Tools io l'ho già sul pc per aver tentato di sbloccare l'iPod Touch della mia fisio (ma a gennaio quel modello era ancora inespugnabile), che se vuole...
Mi si illumina d'immenso, io anche, ché so che non la vedo fino a mercoledì e dunque potrò godermelo un po'.

Lascerò perdere i racconti sui 3 tentativi di sblocco.
Lascerò perdere i 52 minuti che mi ci sono voluti per ricaricare il software originale.
Alla fine mi dico: mah, mettiamo dentro la sim, ché magari non si sblocca perché non ha dentro la sim.
Chiede il pin, lo inserisco, ma niente.
Ho solo altri due tentativi.
Penso che forse ho digitato male il numero, e rimetto il pin.
E magia, il telefono funziona perfettamente. Ed è proprio bellino, anche se ingombrante e troppo delicato per un bufalo quale io sono.

Insomma la conclusione è che ho perso circa tre ore per una cosa da cinque minuti scarsi.
Eppure mi sono divertita.
Ho decisamente qualcosa che non va.
[oltre alla mia cazzo di sim a 128k, maledizione]

martedì 24 febbraio 2009

tre più uno

  1. Ho una cazzo di SIM 128k nel mio nuovo ma già vecchio cellulare che sant'iddio non mi attivano. Sms del giorno, dopo telefonate su telefonate: "Gentile [gentile una sega] cliente, non è stato possibile evadere la sua richiesta per mancanza o incongruenza dei dati forniti". Chiamo il call center. Che incongruenza? "Non lo sappiamo". Scopriamolo! "Non ci è possibile contattare l'ufficio tecnico". Mi passa il responsabile? "Non posso, deve recarsi presso uno dei nostri punti". Minchia, l'ho già detto anche in turco che non posso andarci, maremma maiala. "Provi a sentirli telefonicamente". Una presa per il culo, segreteria telefonica che infine ti dice: "Segreteria piena". Non devo farmi saltare le coronarie, non devo, in fondo sono solo passate 168 ore al posto delle 48 promesse;
  2. la segretaria mi chiama a casa, mentre sono al telefono con questi decerebrati, per farmi fare un bigliettino da inserire nelle bomboniere della figlia di quella grande stronza della super-capa, e per fortuna che ero all'altro telefono se no la ingiuriavo (non ho ingiuriato l'addetto al call center, seppur decerebrato, perché sono stata pure io in un call center, e so cosa significhi, purtroppo. Purtroppo, perché dargli dell'emerito cretino era una soddisfazione che dovevo togliermi;
  3. ho un gran mal di schiena, questo mi sa che influisce. No, perché dopo cena stavo quasi per mettermi a piangere, come la Ventura ieri ad X-Factor, ma poi mi sono auto-ingiuriata, e ho fatto un gioco che decerebralizza, e funziona;
  4. finisco qui, perché non è vero che tre è il numero perfetto.
P.S. no, tre non è il nome della compagnia telefonica: quella che ingiurio, e tanto, è quella che ti spacca le balle con le pubblicità di Totti e familiari al seguito. Mmmmm, non devo pensarci. Mmmmm.

domenica 22 febbraio 2009

nota a margine

Io e la mia amica sono migliaia di anni che guardiamo il Festival di Sanremo.
Sono migliaia di anni che i nostri cari Amici ci danno delle sfigate. E non sanno che, quando abbiamo potuto, lo abbiamo visto insieme, altrimenti in collegamento telefonico, altrimenti con analisi analitica il giorno dopo.
Adesso facciamo una roba simile con X-Factor, ma ci riduciamo ad un massimo di una decina di sms per parte. Tutto ridimensionato.
Quando ha saputo che non avrei seguito il Festival mi si è un po' depressa (però una sera l'ho quasi seguito, quella dei nuovi che cantavano accompagnati da padrini e madrine, che a loro volta poi cantavano per i cazzi loro).

Insomma ieri il caso ha voluto che fosse il compleanno dell'amica, quindi tutti a casa sua. Per inciso, le ho fatto un regalo meraviglioso: un cd con le canzoni più belle coverizzate ad X-F. Le è piaciuto più quello, secondo me, che il braccialetto (che a me fa cagare, ma io per i monili non ho gran passione, non faccio testo) costato una botta di euri. Ma va beh, sull'acquisto del regalo non ho potuto evitare di affidarmi all'amica tono su tono, e sapevo come sarebbe andata a finire.

Ho divagato.
Eravamo a casa sua a festeggiare, e noi femmine simpatiche eravamo tutte in un ingresso sedute alla bell'e meglio che ce la raccontavamo, ad un certo punto sentiamo insistentemente la parola "Sanremo" e la tv che si accende: una quindicina o più di visi rimbambiti davanti allo schermo.
Il mondo ha cominciato a girare al contrario.

[urla di disapprovazione sia per il trio finalista, sia per il vincitore, povero figliuolo, come se chi vincesse Sanremo, nella categoria degli eletti, avesse una gran carriera davanti, sù, dai]

giovedì 19 febbraio 2009

occhio lungo, anche se cilorbo

Cominciamo con il sopralluogo evitato.
Evitato un paio di balle!
Io mi dilettavo in una graziosa iperbole, quando scrivevo che mi ci avrebbero portato di peso, invece tutto vero. Beccata in ufficio da una coordinatrice, mi dice: "Ma non dovevamo vederci direttamente nel posto X?", e io, quasi balbettando: "Guarda, una sfortuna! Ho avuto problemi di trasporto, non riuscivo ad arrivarci, sono venuta in ufficio sperando che qualcuno partisse da qui... (deglutizione)". "Ti porto io, ma usciamo subito, ché devo fare un salto qui, etc. etc. etc.".
Merda.

Non solo ho dovuto fare il viaggio in macchina con la coordinatrice, a cui ho dovuto fare da navigatore umano, ma poi mi sono beccata anche un'ora e mezza di sopralluogo, naturalmente all'aperto, con una temperatura glaciale che mi ha fatto diventare un orso polare col berretto di lana rosso.

Ma questa era una quisquilia.
Ah, beh, un'altra è che continuo ad andare in giro con un paio di cellulari e mi sento un'imbecille, essendo che entrambi hanno lo stesso numero. D'altronde le "entro 48 ore" per l'attivazione della nuova sim, sono già diventate 53. Gli venisse un colpo.
Ma questa era solo un'altra quisquilia.

Adesso viene il bello.
Invito a rileggere il punto 10 di due post fa, ed eccoci.
Io ci vedo lungo. A pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca sempre, come diceva il Longevissimo.
Ho visto ex-moroso per quattro chiacchiere in simpatia. L'amica comune (amica o conoscente, non so, una via di mezzo) ha baciato ex-moroso, se lo è un po' spupazzato, ma lui mi ha detto: "Comunque l'ho già scaricata".
"Dopo quanto?"
"Mah, è durata tre settimane". 
Ah. Tre settimane. Cioé, fatemi capire.

Un giorno, un mesetto e mezzo fa, io e questa ragazza siamo in una cucina che sciacquiamo le tazzine del caffé, e lei mi dice che si sente apatica. "Cosa posso fare?"
Essendo una del gruppo dello sci, ed essendo ella invitata settimanalmente da un altro amico e da ex-moroso, le dico: "C'è una neve pazzesca, sai sciare, ti piace da morire la montagna, prendi e vai!", ma lei un po' refrattaria. Ma che problema c'è? E mi dice che dovrebbe dormire nello stesso letto di ex-moroso, e mi guarda. "Embé? Al di là che dormire con uno non equivale a trombarselo [altrimenti io potrei vantare di centinaia e centinaia e centinaia di trombate, con un fracco di uomini, n.d.b.], e se anche lo trombassi, pazienza, me ne farò una ragione! Magari riesci pure a levargli dalla testa la Grande Zoccola [da qui amichevolmente chiamata GZ, n.d.b.], insomma non ti fare menate, basta che non rompi il cazzo quando esce con me".

E poi ci pranzo insieme un giorno e ci racconta, a me e alla cricca, che è tutta emozionata perché va a sciare in notturna. Il giorno dopo ci racconta per filo e per segno com'è andata. Solo che dice che erano in cinque e nomina solo tre ragazzi, del solito gruppo dello sci. Mi si alza l'antenna e sono quasi lì lì per chiederle chi cazzo fosse il quinto, ma poi evito, ché mi sembra di farle il quarto grado [quanti numeri]. Solo che, come da punto 10, scopro su fb che il quinto è ex-moroso. E allora inizia a puzzarmi di brutto. Ma io credevo: ex-moroso ha ricominciato a farle la corte e lei è imbarazzata. Nein.
Imbarazzata una sega! Già lo frequentava e già se lo spupazzava! 
Ecco. Ieri ero un po' stordita.

Ex-moroso non è stato parco di particolari. Se la Scaricata sapesse che mi ha detto: "Avresti mai detto che beve?!" (no, non si riferiva all'alcool, ci ho messo quei dieci secondi per capirlo), credo che lo strangolerebbe a mani nude. Ex-moroso mi tratta come il suo migliore amico, non è che sputtana la gente così, ogni tanto devo pure ricordargli che sono donna e pure ex.
Però non giustificava bene perché l'avesse scaricata. Chiedi prendendola larga e stringi il cerchio, ecco la ragione. E lì mi sono abbacchiata. Dopo aver mollato la GZ, traaaac, ci è ricascato per l'ennesima volta. Maporcaputtanaporca.
Questa volta però ha dovuto ammettere che lei "un pochino" [un pochino 'sto cazzo, abbello] lo ha manipolato, e gli ho dato altri spunti di riflessione, e lui non ne poteva più e avrebbe voluto sopprimermi.
Va beh, al solito mi ha mostrato la bestia, ma io oramai sono, dinanzi al suo volatile, come una monaca.
No, dai, scherzo!!! 
In realtà avevo cenato con uno spiedino con pezzetti di peperone, e il peperone mi si riproponeva, sicché ho evitato. [si, alle volte sono leggermente triviale, ma è la verità, eh]

Oggi ho visto la Scaricata, e tutta giuliva l'ho salutata. Non per ipocrisia, mi è venuto naturale. Tutto sommato ha tenuto nascosta una cosa a me -me, me, me, come se a me si potesse tenere nascosto qualcosa a me, no, ma dico - ma è pure stata scaricata e per di più non è neppure riuscita a trombarselo, quindi, ecco, nella visione globale mi sento piuttosto magnanima.
Lei per altro non sa se io so o no, non sa se lui ha cantato o no, e questo è un bel tormentuccio, ma devo dire che le fa anche un po' bene, si fanno scelte, poi un po' le paghi, se no che gusto c'è?

[stamattina mi sono svegliata con loro in testa e mi sono chiesta perché: dopo attente riflessioni, ho capito che un pizzico di gelosia ma soprattutto l'incazzatura per la continua manipolazione della Grande Zoccola mi rendono il sonno tormentato]

martedì 17 febbraio 2009

non posso vederlo, io, la biscia

Quel romanazzo che quest'anno conduce Sanremo.
Mi fa perdere il gusto di Sanremo, a me, che lo guardo da (ehm) taaanti anni. Finora sono riuscita a vedere uno stralcio di Patti Pravo, di Renga, di Benigni, ma diavolo seguirlo così non è seguirlo.

Per altro sto facendo duecentomila cose allo stesso tempo, la mia scrivania ne sta risentendo, ho tre telefoni aperti come cozze, e il problema è che non so quale dei tre prendere domattina: uno è mezzo rotto, uno è vecchio, funziona ma ha la schedina vecchia vecchia, uno è nuovo di zecca (circa 16 ore prima di riuscire ad aprirlo per mettere scheda e batteria, gnucco come una noce di cocco, ma alla fine l'ho espugnato) ma ha la scheda nuova nuova ma col numero vecchio.
Ma 'sta cazzo di scheda ancora non è attiva.
So già che domani avrò lo zaino con tre telefoni e senza chiavetta del caffé. Cazzo.
Poi mi dimenticherò i coperchi dei telefoni a casa, si aprirà il pacchetto di sigarette, una si sbriciolerà e il tabacco si insinuerà nei telefoni (tutti e tre), così nessuno mi cagherà più il cazzo sul fatto che non rispondo mai al cellulare.

Ah.
Domani dovevo fare una specie di sopralluogo.
Siccome non ho voglia per niente, io faccio l'indiana, cioé alzo la penna. Mi presento in ufficio come fosse niente. Mentirò dicendo che non ho mai ricevuto la mail. So già che mi ci porteranno di peso, ma facciamo finta di no.
Sono proprio un po' biscia.

domenica 15 febbraio 2009

mi sembra che per punti vado più veloce, altro che benzina

  1. Ieri ho mangiato come un camionista (dicono che sono loro a sapere i posti dove si mangia meglio), per terminare una torta da 6945 calorie al grammo;
  2. non era una cena di san valentino;
  3. era solo una cena, con persone a cui voglio tantissimissimo bene;
  4. un'amica compie gli anni il giorno di san valentino, e io volevo farle arrivare dei fiori, e lei abita dall'altra parte del mondo, e perché glieli portassero per tempo ho implorato via mail la fiorista locale (cioè dall'altra parte del mondo), raccontandole la nostra storia, e i fiori sono arrivati; [nostra, cioè non mia e della fiorista, ma mia e dell'amica]
  5. i fioristi non consegnano quasi un cazzo tutto l'anno, l'unico giorno pieno pieno è quello di san valentino, per favore amica quando rinasci cambia giorno, ché altrimenti è un casino;
  6. i bambini mi sorprendono sempre, soprattutto per i loro caratteri già definiti quando hanno le kickers che sono la metà delle mie;
  7. i bambini mi sorprendono sempre, per come prendono in eredità l'interiorità dei genitori, tipo: madre tendente all'isteria ma raramente espressa, padre non saprei, bimbo isterico, padre tendente alla rilassatezza, madre energetica ma serena, bimbo ridanciano e sbaciucchioso (quando sarà grande, a quest'ultimo ricorderò come una sera i loro genitori, ai tempi fidanzati, si rifiutarono di baciarsi sulla bocca per la buonanotte perché io ero presente, è stata una scena che mi è rimasta un po' impressa);
  8. ho passato due giorni a giocare al pc e a fare pisolini tra le due e le tre ore, e mi sento un po' rintronata;
  9. chissà come mai;
  10. facebook mi comincia a stare veramente sul cazzo, soprattutto quando scopro che ex-moroso è andato a fare una sciata in notturna con un'amica comune che non me ne ha fatto cenno, ma che ha parlato (a me e ad altri) di quanto fosse stato figo il tutto, e avendole - tempo fa - persino detto: "puoi trombartelo!" non capisco il perché, e allora mi vengono i nervi e avrei preferito che fb non esistesse (ex-moroso è giustificato, lui ha chiamato ma io ero impegnata e non gli ho risposto e poi io ho questo brutto vizio che non richiamo mai);
  11. la mia capa sta dando segni di delirio perché a) ha apprezzato moltissimo un articolo da me scritto b) mi ha fatto pubblici complimenti per il mio lavoro c) vuole avviare un progetto che dio me ne scampi;
  12. sono pessima nelle relazioni diplomatiche e devo sempre far passare un po' di tempo se qualcuno offende la mia, seppur limitata, intelligenza, ché talvolta tiro la zappa sui piedi solo a me, talvolta rischio di tirarla sui piedi anche a poveri innocenti;
  13. tredici è la gnoccolona di house, quindi è un bel numero per chiudere.

mercoledì 11 febbraio 2009

non è che tutti i giorni è polenta

Qualche giorno fa ex-fidanza mi ha dato un passaggio fino a casa.
Ex-fidanza ha questa peculiarità di essere sempre in mega-ritardo, tranne nei casi ove io, per circostanze sfigate, abbia accumulato ritardo (mi sembro un treno, vabbè). E mi ricordo che all'inizio della nostra storia io pensavo: "dopo 20 scenate comincerà a diventare puntuale", mentre alla fine ho dovuto riconoscere che dopo 200.000 scenate avevo iniziato io ad essere perennemente in ritardo. Mai quanto lui però.

Insomma, qualche giorno fa gli intimo di passare alle sei e mezza e comunque non dopo le sette di sera, se no svengo di stanchezza, e lui si presenta alle sette e ventidue. Ora che arriviamo alla macchina, lui torna indietro per fare la pipì, io carico la mia roba, lui trova le chiavi della macchina, ci mettiamo in marcia alle otto meno un quarto. Io alle otto ceno. Di solito.

Allora gli dico: "Hai fatto tardi, è ora di cena e io ho una fame della madonna, non hai niente da mangiare in macchina?"
Lui: "No. Fermiamoci a prendere una pizza, poi la mangiamo da te".
Io: "Non posso, mi aspettano madre e sorella, mia madre avrà cucinato il mondo [per mia sorella, non per me, n.d.b.]. Va beh, provo a chiamarla".
La doverosa premessa è che mia madre adora ex-fidanza. Se io e sua moglie gli diamo del grassone, mia madre ci fulmina e gli dice: "Sei bel-lis-si-mo, non dare retta a 'sti due scorfani, la loro è solo invidia!", cioè non solo insulta me, ma anche la moglie di ex-fidanza.
Perde il lume della ragione.

Io: "Mami, cos'hai fatto stasera?".
Lei: "Involtini".
(sono in una botte de fero: ne fa, ogni volta, almeno una cinquantina)
Io: "Ne hai fatti tanti, vero?".
Lei: "Te ne abbiamo lasciato UNO".
Sono incredula. Poi però rifletto sul fatto che c'è lì anche mia sorella, che è un'aspirapolvere alimentare, mangia tutto ciò che è sotto i suoi occhi.
Io: "Mami, ma allora facciamo la solita figura di merda con ex-fidanza, che poverino è tutto solo a casa, e neppure stavolta lo invitiamo!". [episodio analogo già accaduto, ma l'avevo menata a mia madre solo dopo l'uscita di ex-fidanza, al quale poi avevo gaiamente raccontato l'accaduto e i sensi di colpa criminali di mia madre]
Seguono una serie di versi lagnosi (tipo: Ma se me l'avessi detto prima, ma se l'ho appena scoperto che è senza moglie fino a notte fonda?!?), con infine un laconico: "Digli che sarà per la prossima volta...".

Io rido a crepapelle, mentre ex-fidanza mi dà della stronza.
Ex-f: "Adesso, poverina, sarà lì a farsi menate tutta la sera, figlia degenere".
Io: "No, tra cinque minuti richiama e ti dice: oh caro, scusa! Va bene se ti faccio su due piedi un piatto di polenta?" e giù a ridere come due imbecilli. (come...)
Poi squilla il telefono, mia sorella. Secondo me col rimorso per essersi mangiata quarantotto involtini, ché spero che uno alla genitrice lo abbia lasciato. Mi dice una cosa e io vengo colta da convulsioni, a stento le dico di ripetere ché l'avrei messa in vivavoce.

"No, senti, ci chiedevamo: ti piace la polenta? Perché, se ti piacesse, la cena è rimediata!", poi avrà sentito uno scoppio di risa fino alle lacrime senza capire un cazzo del perché, e alla fine ex-fidanza che accetta.
E così ho cenato con ex-fidanza: io ho mangiato un involtino che se lo tiravo contro il muro faceva un buco, ex-fidanza la polenta (riciclata) fritta, con una tonnellata di ragù e spezzatino (lo spezzatino gliel'ho invidiato molto, eh).
Mia madre era felice assai.
Imbottito come un tacchino, l'uomo delle sette e ventidue ha lasciato la dimora.
Barcollando.

domenica 8 febbraio 2009

non capisco più

Passo una settimanaccia. Meglio dire: dieci giorni fastidiosi e amari.
Poi mi sveglio e tiro sù la testa dalle mie personali menate e vedo e leggo cose che mi fanno venire i brividi.

Leggo di medici che dovrebbero fare i poliziotti, con inevitabile conseguenze sulla salute di disgraziati.
Leggo che la nostra Costituzione è filo-sovietica e deve essere cambiata.
Leggo che una legge-lampo dovrebbe impedire ad una persona che soffre da diciassette anni di spegnersi.

Non capisco evidentemente più nulla, perché mi sembrano tutte cose assurde.

Ieri mangiavo con mia madre e mia sorella, ferventi cattoliche, a differenza della sottoscritta pecora nera. E allora ho chiesto loro cosa vorrebbero fare se finissero in uno stato vegetativo. Hanno dato la mia stessa risposta, ho chiesto loro di scriverlo per iscritto perché, nel dannatissimo caso, non voglio essere tacciata di non aver capito bene, non avere ben interpretato le parole, non avere alcuna prova riguardo la volontà dei miei congiunti. No.
Non voglio che accada.
Tuttavia, quando ho messo in tavola il tema della mia morte, di ciò che vorrei al mio funerale, le mie commensali hanno cambiato discorso, mancava solo si tappassero le orecchie e urlassero, come i bambini.
Se, come dice il Papa, "la malattia è parte della vita", non lo è a maggior ragione la morte? La morte, allo stato attuale, è certa, la malattia no.
Stasera ho sentito un'intervista dove un attempato poeta diceva che, quando lui era ragazzo, la morte era un fatto, accettabile ed accettato. Adesso non se ne può più parlare con tranquillità, sembra quasi sia un'apologia del suicidio.
No. 
La morte e la vita sono l'arrivo e la partenza. Ciò che non conosciamo sono le fermate intermedie.

Ho una stima incredibile per un uomo che, invece di seguire la via breve, prendere l'autostrada e andare in Svizzera con moglie e figlia, si è battuto, ha chiesto aiuto alle istituzioni, ha cercato una via legale in uno stato sempre meno laico dal punto di vista formale, ma sempre più laico dal punto di vista fattuale, perché non sa più cosa sia la pietà. Perché conosco, seppure per questioni infinitamente al cubo più irrilevanti, quanto sia difficile un contatto con le istituzioni, a qualsiasi livello: dall'impiegato comunale, a salire sempre più sù.
Eppure non si è scoraggiato, e questo mi sia di lezione.

Sento parlare di vita e di difesa della vita.
Ma cos'è la vita? Un cuore che batte? Un cervello che invia qualche tiepido segnale?
Per me la vita è inevitabimente associata alla dignità della persona. La dignità di un essere umano è un concetto soggettivo.
C'è chi ritiene che questa sia data dalla coscienza.
C'è chi crede sia data, oltre che dalla coscienza, dalla comunicazione, e dunque dall'interazione con altri esseri umani.
C'è chi pretende qualcosa in più, la possibilità di grattarsi la testa o mettersi le dita nel naso.

Io sono stata per tre volte in pericolo di vita, ed ero già adulta.
Ho avuto un arresto cardiaco e, a causa di due gravi insufficienze respiratorie, un fortissimo rischio di anossia, ovvero che l'ossigeno non arrivasse più ai tessuti del mio corpo. Anche se ero (abbastanza) sotto controllo, ho pensato, inesorabilmente, a ciò che avrei voluto fare in caso di coma o di stato vegetativo.
E' naturale che abbia allora riflettuto non sul valore della vita, ma su quando può dirsi che una vita, che la mia vita, abbia valore.
Da qui le mie riflessioni sulla dignità dell'essere umano.

D'istinto credo di avere più diritto di altri a esprimere un'opinione su questo tema, per l'esperienza che mi porto sulle spalle.
Poi però penso a quelle persone che accettano di vivere in condizioni, dal mio unico e soggettivo punto di vista, miserabili. E allora torna in gioco il termine soggettivo: deve essere il soggetto a decidere della propria vita, e se questi non ne ha più la possibilità, deve essere una persona che ama il soggetto come se stesso, se non di più.
Chi più di un padre o di una madre?

mercoledì 4 febbraio 2009

ripetete insieme a me: le-mac-chi-ne-han-no-i-fi-ne-stri-ni

In macchina con Casanova che mi dava un passaggio per tornare a casa.
Tentava di farmi orgogliona proprietaria di una belva.
"Sarebbe la quarta, hai presente già in tre quanta cacca producono?" e per un minuto o due è rimasto in silenzio, ma poi ci ha riprovato. La figlia, l'unica e che per altro convive con lui (ha altre decine e decine di figli sparsi nel mondo, ma tutti da donne diverse e tutti maschi), che lui adora, ha trovato 'sta cucciolina che, io già so, non sparirà più da quella casa.

Mi dice:
"Non vorrei che me lo mettessero nel culo un'altra volta", dice, con ciglio preoccupato, intendendo figlia e madre della stessa.
Gli rispondo che da sua figlia se lo fa mettere in culo ogni santa volta, con un pat-pat di commiserazione. Perché Casanova sembra un burbero, ma se la nani torna da anche solo un mese di viaggio, lo vedi che gli ride anche il. 
[no, è che 'sta parola si ripete un po' troppo spesso]

E mentre si continuava a chiacchierare vediamo il solito imbecille maschio, stavolta sui 35 anni, con donna a fianco, in coda in macchina: lui con torsione busto a gradi 90° per scaccolarsi a nostro unico beneficio.
Perché, perché, perché ai maschi non entra in testa che le macchine sono dotate di finestrini, il più delle volte chiari? Perché se fosse un problema di scaccolamento generale, allora lo farebbero anche camminando per strada. Invece no! Preferibilmente in macchina.

(credo sia superfluo aggiungere che alla mia esclamazione: "Ma che schifo! Guarda quel grettone là che si scaccola in fila!", Casanova si sia voltato con entrambi le narici occupate da dita: "Cosa? Non ho capito bene", ridendo poi per i 12 minuti successivi, finché non gli è tornato in mente l'o.d.g. al punto uno: "trovare casa per cucciola della cucciola", e ci ha riprovato)

lunedì 2 febbraio 2009

no, è che ne avrei da dire

ma c'è X-factor e quindi sono in ritiro spirituale.
[non mi fa neppure male, tra l'altro]

domenica 1 febbraio 2009

tra rabbia, tristezza, lacrimoni e disillusione

Parlo di ieri.
Una si sbatte, fa, disfa, poi niente. E' tutto inutile.
Perché chi dovrebbe dare l'autorizzazione alle riprese in un posto pubblico che niente, ma proprio niente, ha a che fare con il caso che tu e la redazione di un giornale vorreste affrontare, ti dice no.
Anzi.
Ancora peggio.
Non te lo dice neanche, lo dice e lo scrive alla persona che tu hai coinvolto nel mettere l'accento su un problema di discriminazione. E mette in cc altri due soggetti che c'entrano di striscio, e tu, che invece dovresti essere l'interlocutore, non sei neppure presa in considerazione.
E chi scrive è una persona che hai sempre stimato.
E non ti riesci a capacitare di quanto succeda, delle voci di corridoio dicono che hai esagerato con il linguaggio con cui hai sollevato il problema alla redazione del giornale.
In effetti.
Hai scritto due volte "cazzate", subito dopo "passatemi lo sproloquio" e infine "incazzatura".
Non immaginavo che nelle redazioni dei giornali ci fossero tutti principini usciti da Oxford.
Inoltre il sarcasmo usato credo risalti molto di più delle tre parole incriminate.
O forse ci sono altre ragioni, forse politiche, o forse inciuci (magari l'AD della persona che doveva dirmi "sì" è parente stretto dell'AD dell'azienda che commette discriminazione), o forse altre ancora che non riesco a capire. 
Di sicuro non riuscirò ad accettarle. Questo è un dato di fatto.
Altro che sogni e sogni, stasera sognerò che chi mi ha detto no possa essere oggetto a sua volta di una grave discriminazione. E che possa scoprire di avere un palco di corna. E che il matrimonio della figlia sia un fallimento totale, a cominciare dalla cerimonia.

[p.s. i lacrimoni sono stati solo 5. Love Story me ne procura molti di più, ma almeno non mi fa rabbia]
[tristezza e disillusione quelle invece sì che me le procura]
[dopo attenta analisi grammaticale con la solita amica psicologa che quando mai gliel'ho chiesto, che mi ha cassato la mail alla signora di certo cornuta già scritta e pronta, ho dovuto rifare un sacco di lavoro. Ci ho messo solo tre ore, di cui un paio passate attraverso il processo "sintesi"]
[la sintesi ha solo allungato la mail in un paio di punti]
[mi rendo conto che potrei andare avanti così, a parlare per parentesi quadre, tre ore, ma forse è il caso che mi fermi]