giovedì 31 dicembre 2009

fine di un decennio

Io me lo ricordo quando cominciò.
Ero qui, con lo pseudo-moroso. E i suoi amici, che poi sono diventati più miei che suoi.


Prima di mezzanotte uscimmo dalla casa dove avevamo cenato, in un miscuglio regionale tra campania, lazio, romagna, lombardia e chissà chi scordo.
Partirono i fuochi d'artificio dal mare, fu uno spettacolo pazzesco, e mi dissi: "Quest'immagine non la scorderò mai". Oh, beh, è facile parlare quando si è più giovani e si hanno più neuroni in funzione. Ora l'immagine è già sbiadita, alla fine del prossimo decennio forse sarà scomparsa, chissà.

Rimane però la foto stampata nella mente del posto dove pranzammo, il mio audace vestito senza maniche (freddo della madonna, fortuna che portai un golfino per emergenze), le persone, l'atmosfera familiare, le risate, Marco che alzava la voce quando raccontava aneddoti, la risata di Riccardo, le minchiate di Luigi, la faccia perplessa del fidanzato di Patrizia.
Un capodanno lontano dai veri amici, un capodanno diverso.
E un numero di scopate imbarazzante.

Poi il decennio ha cominciato a srotolarsi, l'inganno di pseudo-moroso, la mia ricascata completa tra le braccia dell'amante (e la sua dolcezza), nuovi amori, nuovi e vecchi pregiudizi, il collega che mi bacia all'improvviso, sesso con il figlio dell'arbitro in riva al fiume con un miliardo di zanzare, la serenità portata da ex-moroso, a cui devo veramente molto, e alcuni altri.

Un lavoro cominciato per caso e in netta opposizione con gli studi umanistici fatti, un lavoro che mi piacque e che straordinariamente, nelle quattordicimilatrecentoottantadue sue sfaccettature, mi piace ancora, i miei colleghi, tutti speciali, anche quelli un po' stronzi, la carezza che diedi ad un mio collega stra-fidanzato, prima di partire per un lungo viaggio, quando mi disse: "Mi mancherai molto, ma non puoi immaginare quanto", il mio capo stronzo, il mio capo figo e bravo, il nuovo AD della società che tutti detestavano, il trasloco.

Sei mesi senza parlare a mia sorella, la malattia di mia madre, la vicinanza di persone insospettabili, la morte di mio zio, quella di mia zia. Quest'anno sarà il primo anno che non mi dirà per telefono: "Tante belle cose", e sarà il primo anno che non mi arriverà il pacco viveri coi dolci tipici, i suoi ciambellini, il salame, le salsicce e i cioccolatini di Caffarel.

La morte repentina di uno dei miei migliori amici.
Le nascite dei miei nipoti acquisiti, in primis quella del mio figlioccio, a seguire parecchie altre. E una la aspettiamo per fine gennaio. "Una" perché la mamma non ha ancora scelto il nome. Amici che diventano famiglie, io che divento parte delle loro famiglie, cene e pranzi e merende insieme, la transumanza, a metà del decennio, dai locali della città grande alle case degli amici.

L'ultima, pazzesca ciucca. Con ex-fidanza che mi sorreggeva e assisteva impassibile ed ubriachissimo al mio rimettere l'anima.

Un decennio pieno.
Più cose belle che brutte, anche se il periodo attuale non è dei migliori.
Un unico auspicio: che le persone che amo siano in salute e non capiti loro niente di irrimediabilmente brutto.
Buon anno a chi legge, per abitudine, per piacere o per casualità.

mercoledì 30 dicembre 2009

gli sms ti regalano gioie

Mi scrive un'amica dalla montagna che comincia il messaggio con un sacco di improperi. E si è appena comprata il figofonino, che desiderava da mesi e mesi e mesi.
Allora le rispondo che dall'incipit credevo le fosse caduto il figofonino.
Mi risponde a sua volta:
"No, se mi cade l'ifòn partono 3 sms uniti di parolacce e una mia foto in lacrime".
Ho troppo delle amiche sceme, per questo sono tendenzialmente allegra.
Seguiti pettegolezzi su conoscenti per un'ora circa.

Tra questi ne spicca uno che riguarda un tipo, né bello, né affascinante, ma marpione e sufficientemente intelligente, sebbene con quel modo di fare un po' viscido, che si sta facendo una ragazza di circa 18 anni più giovane. Diciotto. Diciotto sono tanti. Per carità, lei è maggiorenne, da pochissimo, ma trovatene uno meglio, nel fior della tua giovinezza, cretinetti!

Oh santissimo Cupido, perché sbagli mira?
(no, non è amore, lui è troppo egocentrico per innamorarsi e non ha neppure l'istinto riproduttivo attivato)

lunedì 28 dicembre 2009

chiedevomi...

...se è molto grave innamorarsi di questo ragazzo qui:


Va beh.
Che poi lui abbia qualche anno in meno, sia un attore, sia altre trecentomila cose, tra cui l'uomo con cui spero di far sesso stanotte nell'ultima fase del sonno, in modo che me lo ricordi poi tutto il giorno e io sia felice, ma anche lui, e viva nelle Americhe, mi sembrano tutti dettagli irrilevanti.

se telefonando sotto la doccia

Per me, giovane disturbata di mente, telefonare è come doversi fare la doccia quando hai freddo e il calorifero del bagno non funziona: non hai voglia di spogliarti ignuda e sei dunque estremamente refrattaria, ma poi (se proprio obbligata da contingenze) ti trovi sotto l'acqua calda e pensi: "Che figata".

Così è per il telefono, quando proprio mi tocca, faccio il numero, prego gli dei pagani che nessuno mi risponda, ma quando sento la voce di una persona a cui voglio bene, sto bene e chiedo, racconto, rido o piango.

Non appena avrò un cellulare impermeabile, unirò le due cose per dimezzare il disagio.

[quando ero persino più giovane, ho lavorato in una società che faceva anche cellulari. Dovevano a breve uscire dei modelli nuovi, e uno era impermeabile e resistente agli urti. Un giorno il responsabile di questo reparto, un abbastanza giovane ingegnere dal nome Ugo, venne da me a chiedermi una cosa, e io gli chiesi del telefonino ultra-resistente, lui mi disse che l'aveva testato la sera prima, quando un amico glielo aveva buttato nel bicchiere di vino. Gli chiesi: "E per gli urti?". Lui, serissimo, si alzò dalla sedia e gettò il telefonino in alto, facendolo spetasciare al suolo. Andò in mille pezzi, mentre io pensavo ad un regime di trattamento psichiatrico per il dott. Ugo. Lui li raccolse, lo riassemblò, si risiedette e lo accese. Funzionava. Chiosò con: "Mi sembra proprio che resista", mi salutò e se ne andò]


venerdì 25 dicembre 2009

this christmas

Giorno di Natale.
A parte il fatto che appena mr B dice che ora c'è più amore, mr R, dal bianco vestito, viene atterrato.
Sarà un caso. Per me porta jazza.
Comunque.
  1. Mia madre si è fregata un mio regalo che a me non stava, le Crocs col pelo. E' una madre molto trendy, quando le ho detto il prezzo delle "ciabattone" mi ha risposto: "Ma non dire cretinate!", ora il problema è spiegare alle amiche che il regalo (ok, lo ammetto, non mi piace, ma non mi interessa l'oggetto, mi interessa molto più il gesto) è stato fagocitato;
  2. ho reciclato tre regali, escluso quello di cui sopra, ma l'ho detto prima. A mia sorella non sembra essere importato. E' contenta, tanto più che sa che tra qualche mese, dopo il trasloco, le ho promesso la tv nuova;
  3. gli altri due li devo consegnare domani, un po' mi cago sotto, ma al limite li ri-riciclano anche loro. Sono per la formula: "L'energia non si distrugge, si trasforma", se poi uno sostituisce "energia" con "regalo inadatto" (che non necessariamente coincide con "regalo che non piace"), è fatta;
  4. è passata a trovarci un'amica di mia sorella, che è un po' instabile. Così con una scusa l'ho contattata e l'ho invitata. Minchia, se era incazzata con mia sorella, ma hanno risolto. Passava dall'euforia a un comportamento tutto composto. Cioè era un po' bipolare. Ma peggio di mia sorella. Ecco, mi sono un po' spaventata, perché so che nella sua famiglia ci sono episodi di problemi psichici, ed è una ragazza buona, di suo, e cazzo, che brutto;
  5. ok, Natale è passato, poi domani è più tranquillo, poi rimane solo Capodanno ed è andata;
  6. credo di essere l'unica in Italia ad aspettare ansiosamente la fine di feste, ferie e quant'altro, ma è un caso, voglio solo che passino una decina di giorni di merda. In queste occasioni mi spiace non avere bimbi piccoli nella mia famiglia (la più piccola ha 14 anni, e dopo anni da brava bambina sta diventando una ribelle, e i suoi genitori - miei cugini - sono attoniti, ché loro si sono scordati che ognuno, per quanto bravo sia, deve passare sotto la mannaia dell'adolescenza). Ho divagato. Dicevo, i bimbi ti stravolgono, ti fanno impazzire, ti fanno urlare, ma riescono sempre a trasmetterti quell'entusiasmo per il Natale. Gli adulti, quelli come me, lo hanno perso da tempo, e lo vivono con noia, oppure addirittura con fastidio o persino con sofferenza. Ci vorrebbe un bimbo, devo trovarne uno in prestito;
  7. sette è un numero. Normale. Chiudo con sette, vorrei essere in uno stato d'animo normale.
Uh. Che bello sarebbe. Più della neve o dello scirocco. Più di mia madre con le Crocs.

domenica 20 dicembre 2009

tears for tears, giusto per divertirsi un po'

Insomma, ero ad una di queste benedette feste di natale per "facciamoci gli auguri ché siamo così felici".
Ecco, io avrei fatto volentieri a meno di andarci, ma poi:
  1. era a casa di un'amica-amica;
  2. se non ci fossi andata mi avrebbero rotto tutti i coglioni;
  3. alle volte sono un po' cretina e non capisco che devo mettermi dei paletti, ché è meglio per tutti.
Premetto che, come forse si sarà vagamente compreso, sto affrontando questioni più grandi di me, ed io mi sento inadeguata e corro e corro e il traguardo sembra allontanarsi.
Quindi sono fragilina, malgrado queste spalle pressoché perfette da nuotatrice di lungo corso, più o meno come una foglia gialla d'autunno, essiccata dal sole, finita sulla carreggiata del passante di Mestre.

Così mi trovo a parlare col marito della mia migliore amica, che fa un lavoro infame, cioé il ricercatore, e ha vinto anche un sacco di premi, ma ha passato la scorsa settimana a lavorare al freddo perché l'ente pubblico per cui lavora non ha i soldi per pagare il riscaldamento.
Ah beh, chissà com'è che c'è la fuga dei cervelli.

Poi si avvicina la mia amica, che dovrebbe essere ancora la migliore, e dice una frase fuori posto, nulla di grave, ma una cosa che in quel momento lì, in questi giorni qui, non andava detta, e così ho cominciato a piangere, coprendomi gli occhi per:
  1. evitare allarmismo generale;
  2. evitare che il Tatino vedesse piangere la zia Pappina acquisita, e prendesse conseguentemente a morsi l'amica e chiedesse a me "Perché piangi?", ché è proprio nell'età dei mille perché.
La mia amica mi chiede scusa, mi dice che non voleva in alcun modo ferirmi, mi dice che se le escono delle cose è perché mi vuole bene e poi: "Però senti, smettila di piangere ché mio marito mi ha già tirato un'occhiataccia di quelle per le quali mi farà un cazziatone che durerà due giorni minimo", e a me 'sta cosa internamente mi ha fatto ridere, esteriormente mi ha fatto asciugare quei tre cazzo di lacrimoni.

Comunque la gente, in generale, non sta bene.
Ex-fidanza, tornando a casa alle 2 di notte, trovando due lucine accese, ha svegliato la moglie, ancora sotto l'influsso del fuso orario dopo un viaggio a NYC, le ha fatto un cazziatone e poi si è messo a dormire pacifico. Lui.
Lei occhi pallati fino alle 4. Poveraccia.

[che le due lucine fossero quelle di soggiorno-cucina-bagno e pc-monitor-stampante-modem con adsl a consumo, credo sia omissibile]

martedì 15 dicembre 2009

sopra(v)viviamo

  1. Bel concerto, ma minchia, che cazzo di freddo;
  2. spero che mia sorella sia la sola persona al mondo che non sa neppure la via dove andare a prendere la sua amica (perso un quarto d'ora che poteva essere impiegato nella degustazione di croccanti patatine fritte);
  3. sabato, dopo cinque ore scarse di sonno, mi sono presentata all'appuntamento con sguardo da pesce deceduto nella boccia a pancia in sù;
  4. faceva un freddo pazzesco;
  5. festa di natale in ufficio imminente, non ho comprato uno spillo per nessuno;
  6. l'altro giorno mi sono svegliata con uno che diceva che forse nevicava, quel bastardo mi ha solo usata ed illusa (trattavasi di speaker radiofonico, non ci si faccia belle idee);
  7. ho quasi appena pianto per l'ultima puntata di Californication;
  8. è solo che è stata una settimana impegnativa, psicologicamente;
  9. puttana eva! non ho più chiamato l'amica che vive in un'altra città (mi è sovvenuto or ora, quando pensavo che il mio equilibrio ogni tanto traballa in maniera esagerata, perché di norma è più fermo rispetto a quello altrui);
  10. vorrei passassero non 15 giorni, non 30, non 90, non 365, vorrei passassero due anni. Nel caso di mio stato in vita, ne sarei felice. Altrimenti, forse, un po' meno.
P.S. no, non sono depressa, sono demotivata, è diverso. Il gene della depressione non c'è quasi in famiglia, a parte un caso dove però mi sembra più facile pensare ci sia stato scambio di culle.

P.P.S. maremmamaiala (ma com'è musicale l'italiano?), quanto è tardi.

P.P.P.S. se penso che sia tardi alle 23.50 c'è qualcosa che non va anche nel mio eco-sistema. Hopenaghen però mi è piaciuta assai, come licenza poetico-ecologista.

P.P.P.P.S. un'amica ha scoperto qualche giorno fa (no comment. Ho detto! No comment!) che hanno dato il nobel per la pace a Obama. Mi ha chiesto perché. Le ho risposto: "Boh. Sulle intenzioni".

Post non riletto, dubito che si noterà la differenza.

giovedì 10 dicembre 2009

buoni motivi per amare il natale

Punti salienti:
  1. domani sera devo andare a un concerto, arriverò congelata ed appassita;
  2. sabato devo svegliarmi presto, appassirò ancor di più;
  3. mega festa di natale in ufficio settimana prossima, ho come la vaga sensazione che dovrò portare qualche regalino, ergo si prospetta anche una domenica appassente;
  4. sabato prossimo festone con gli amici;
  5. iniziano già le telefonate del: "quando ci facciamo gli auguri?", ma anche mai;
  6. mia mamma ha l'ansia perché non ha ancora fatto l'albero di natale né, soprattutto, il presepe;
  7. io ho l'ansia che lo possa chiedere a me, anche se di solito se ne occupa mia sorella (finisce in rissa, io le separo);
  8. mi era venuta una splendida idea per un regalo a delle colleghe di un altro ufficio (bollitore per thè e tisane) ma minchia 45 euri;
  9. credo che farò una tabella excel per i regali, d'altronde mia sorella la fa da quando è nata (la tabella, non lei, essendo che proviene dall'età mesozoica;
  10. questi sono nove motivi per provare astio verso il natale.
Cerco rassicurazioni.

martedì 8 dicembre 2009

flash backward

Voglio tornare bambina.
Voglio storpiare il nome del cane Popov (come il nuotatore, non come la canzone dello zecchino d'oro) come pare a me. E tutti gli adulti mi cagano il cazzo, ma io sono una bimba e me ne sbatto.
Voglio trovare sotto l'albero lo zainetto per andare all'asilo, ché tra un mese esatto comincio, e vedere che è colorato e simpatico e ha una grande bocca.
Voglio fare la sfacciata o la timida, a seconda, senza che mi sia richiesto di essere coerente.
Voglio poter fare qualche capriccio senza essere insultata, se mai coccolata, perché di fondo io i capricci non li faccio mai.
Voglio vedere con i miei occhi celesti che la zia acquisita ha conservato tutte le mie foto, dalla nascita alla scorsa estate.
Voglio dire tutte le cose che mi passano per la testa.
Voglio non fare ciò che mi viene detto di fare ("Bacia lei, bacia lui, con l'abbraccio!"), per poi farlo quando tutti sono distratti e lasciare sulla guancia della zia acquisita un po' di bava.
Voglio essere libera di essere, perché tra poco entro nel tritatutto del sistema pre-scolastico, poi entrerò in quello scolastico, poi in quello sociale, e saranno tanti e pesanti i condizionamenti che dovrò subire, che solo verso i vent'anni capirò un po' chi cazzo sono.
Ora che bisogno ne ho?

[riflessioni di una zia acquisita che ha visto il suo Tatino, e lo ha visto cresciuto tantissimo, e che ha sentito in quei pochi centimetri di altezza un amore incondizionato e ingiustificato, e che si è sentita abbracciare con convinzione, e che ha capito che ora con lui mica si scherza, devi proprio rispondere ai 598 "perché" che ti pone, e che per l'ennesima volta ha visto il Tatino come la quintessenza dell'infanzia. E in altri bambini, seppure della stessa età, non la vede altrettanto]

Nota a margine: ieri mi sono buttata con amica psycho nella bolgia infernale dei regalatori di Natale. Abbiamo portato a casa un risultato simile. Il mio personale: due mini acquisti per me e un regalo di Natale vero. Indovina indovinello per chi era. E non sapevo che oggi avrei visto il nanerottolo. Ho fisicamente minacciato i genitori: se si fanno sfuggire mezza parola sul fatto che il regalo è da parte mia, per loro è finita. I regali li porta Babbo Natale. Senza intermediari.

Nota a margine due: oggi, per riprendermi, credo di aver dormito a intervalli una dozzina di ore.

Nota a margine tre: qualcuno si fotte la mia adsl. Altra password da cambiare per avere un po' di quiete. Basta che non si fottano anche i soldi dal conto, ecco.

venerdì 4 dicembre 2009

di una delle rare telefonate, parte due

Telefonata con collega-amica, ovviamente sempre lei a chiamare, si conclude così:

Io: Ah, poi ti volevo dire che sono andata a dire a G che ancora non ho avuto quei dati che mi servivano da A (ex-fidanzato di G, n.d.b.), l'avessi mai fatto, e lei mi ha risposto un po' irritata che la colpa era tua per questa e quest'altra ragione. Mi è sembrato d'aver pestato la coda a una vipera.

Lei: Ma cazzo, no! Era A che doveva fare questo e quest'altro e poi chiamarmi per concludere il lavoro!

Io: Eh, ho immaginato, conoscendo A, che avesse fatto lo scaricabarile, ma, minchia, quella donna lì non sta mica bene. Una vi-pe-ra.

Lei: E' acida, cazzo se è acida! Sarà perché... oh, mi stava scappando una roba troppo maschilista.

Io: ...sarà perché non scopa?

Lei: Esatto! (ridacchiando, n.d.b.) Ma è un'idiozia. Un luogo comune del cazzo.

Io: L'ultima frase non potrebbe essere più corretta. Senti bimba, lo sai che anche io è un po' che non scopo, vorrai mica offendermi?!

Lei: (ridendo, n.d.b.) Eh, infatti ho pensato proprio a te, mentre elaboravo!

Io: Grazie della fiducia comunque, potrei avere storie torbide di cui non sai, cialtrona. Ma sono acida?!

Lei: Solo quando hai mal di schiena, davvero.

Io: Sicura-sicura?

Lei: Sicura-sicura.

Io: Dovessi diventarlo in altre occasioni, mi avverti? Vedo di ripassarmi qualcuno.

Lei: Promesso. Basta che non ti ripassi il mio moroso.

Io: Tranquilla, non è proprio il mio tipo.

Lei: Stronza!

Meglio comunque stronze che acide, poi stronza, stronza cosa, ho detto la sacrosanta verità! Mah, la gente è strana [prima si odia e poi si ama].