lunedì 28 dicembre 2009

se telefonando sotto la doccia

Per me, giovane disturbata di mente, telefonare è come doversi fare la doccia quando hai freddo e il calorifero del bagno non funziona: non hai voglia di spogliarti ignuda e sei dunque estremamente refrattaria, ma poi (se proprio obbligata da contingenze) ti trovi sotto l'acqua calda e pensi: "Che figata".

Così è per il telefono, quando proprio mi tocca, faccio il numero, prego gli dei pagani che nessuno mi risponda, ma quando sento la voce di una persona a cui voglio bene, sto bene e chiedo, racconto, rido o piango.

Non appena avrò un cellulare impermeabile, unirò le due cose per dimezzare il disagio.

[quando ero persino più giovane, ho lavorato in una società che faceva anche cellulari. Dovevano a breve uscire dei modelli nuovi, e uno era impermeabile e resistente agli urti. Un giorno il responsabile di questo reparto, un abbastanza giovane ingegnere dal nome Ugo, venne da me a chiedermi una cosa, e io gli chiesi del telefonino ultra-resistente, lui mi disse che l'aveva testato la sera prima, quando un amico glielo aveva buttato nel bicchiere di vino. Gli chiesi: "E per gli urti?". Lui, serissimo, si alzò dalla sedia e gettò il telefonino in alto, facendolo spetasciare al suolo. Andò in mille pezzi, mentre io pensavo ad un regime di trattamento psichiatrico per il dott. Ugo. Lui li raccolse, lo riassemblò, si risiedette e lo accese. Funzionava. Chiosò con: "Mi sembra proprio che resista", mi salutò e se ne andò]


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