domenica 10 giugno 2007

bambini

Sono letteralmente devastata dalla stanchezza e contemporaneamente contenta fino alla punta dei capelli. Ho avuto due giornate piene piene, con un sacco di emozioni (nessun maschio mi si è fatto, adesso non esageriamo).
Ho avuto anche a che fare con un sacco di bambini, da 1 mese (........come si fa a non sbaciucchiarselo tutto?) a 7 anni.
I bambini, questi sconosciuti.
Sì, d'accordo, sono stata bambina anch'io, ma quelli di adesso sono diversi. O forse sono io che non mi ricordo tanto bene la mia infanzia.

In verità ho ricordi molto precisi, di alcuni, determinanti episodi.
Il dolore. La puntura di penicillina che mi veniva fatta nell'ingresso di casa dall'infermiera-orco. Avrò avuto 3 o 4 anni, e ricordo che piangevo sulle sue ginocchia, culo in aria e testa che guardava il pavimento. Ed io vedevo lacrime e saliva colare sul pavimento, mentre pativo un dolore dell'ostrega. Allo stato attuale la visione della siringa mi provoca una certa apprensione. Direi ansia. Direi desiderio di correre via lontano. Ma un adulto non può farlo, e la bambina che c'è in me, per quanto strepiti e batta i piedi per terra, viene faticosamente lasciata all'interno. Molto faticosamente.

La forza di volontà. La volta che ruppi talmente i coglioni a mio padre, che una domenica venne in cortile a togliermi le ruotine da bimba incapace. Neanche 4 anni. Mi disse: "Vado in cantina a posarle, aspettami qui". Se, figurati. Super-pappina, non appena il genitore svoltò l'angolo, inforcò la bici e fece il suo primo giro del palazzo, con mia madre che mi urlava dal balcone di fermarmi. Ricordo benissimo di aver visto molto, ma molto da vicino tutti i muri perimetrali del palazzo. Ma riuscii a non cadere. Finito il giro mio babbo, ormai tornato, mi aiutò a fermarmi, fece finta di sgridarmi, ma in realtà era fierissimo. Autodidatta. Nello sport, nel lavoro, in tutto ciò che faccio mi irrita la presenza di qualcuno che mi insegni. Io mi insegno da sola. Sono presuntuosa? No. Incosciente, che è diverso.

La ribellione. Era un dopo cena di quasi estate, c'era ancora luce, e io volevo andare in cortile e girare in bici. Ma mamma-kapò disse no. Insistetti, ma "no" rimase. Allora quatta quatta raggiunsi la porta di casa e mi lanciai giù per le scale, velocissima, perfettamente consapevole che quello che facevo mi sarebbe costato una quantità infinita di scapaccioni. Col babbo all'inseguimento, ma io ero molto più veloce. Forse 4-5 anni.
Non ricordo altro, ma credo di averne prese proprio tante da mia madre.

I bambini di adesso sono sorvegliati speciali. Devono sempre essere a portata di vista.
Libertà. Io e i miei amichetti giocavamo in cortile, qualche volta un adulto si affacciava, ma eravamo liberi. Liberi di stare in cortile. Non è che andassimo dall'altra parte della città a mangiare il gelato. Anche perchè passava il carretto (come nella canzone di Battisti) e io urlavo che volevo la monetina per comprarlo. E mia madre dal quarto piano me la lanciava. Menomale che non mi ha mai preso in testa.
O forse mi ha preso e io non ho ricordo della successiva commozione cerebrale.
Però rimangono evidenti effetti.

Volevo parlare dei bambini contemporanei.
Invece ho parlato di me. E non ho un cazzo di voglia di rifare il post perchè sono devastata dalla stanchezza e non je la faccio.
Però che bello essere bambini.

5 commenti:

steff ha detto...

ah che belli questi post di nostalgia! :)

Pappina ha detto...

nevvero?!
...ti ha annoiato tanto?

steff ha detto...

no!
se ero ironico ci mettevo la faccina " :P "

(per i congiuntivi ripassa dopo le 10)

Pappina ha detto...

non ho dimestichezza con le faccine... le detesto. :-)

steff ha detto...

ecchissenefrega! :P