domenica 23 marzo 2008

pasqua

Ho tanto cioccolato, tra ovoni e ovetti, che so che si comincerà a sciogliere prima che io abbia il tempo di finirlo. Con tutto che sono un buco nero per ogni pezzo di cioccolato che gravita attorno a meno di 100 metri dalla mia boccuccia. Ma non è questo il punto.

Oggi a tavola c'erano due ospiti, e uno dei due non parlava italiano né inglese né francese né spagnolo (che qui siamo multilingue ma limitati), e quindi vedevo il suo viso perso in attesa della traduzione. E mi sono ricordata di me, i primi incontri sociali negli stati uniti, dove capivo poco, per non dire una minchia. E nessuno mi traduceva. E se poi ero stanca la mia facoltà di comprendonio risultava uguale a 0. Ma non è questo il punto.

C'era quest'uomo che avrebbe passato la Pasqua da solo. Amico di un'amica. E mia madre col cazzo che voleva invitarlo, ma l'amica sì. Quindi è partita tutta una mia tiritera sul fatto che proprio a pasqua dava una bella dimostrazione sui valori dell'accoglienza insegnati da Gesù. Che era una finta-cattolica come tutte le sue amiche beghine. Che neanche fosse stato uno appena uscito di galera per sterminio della famiglia che l'ospitava a pranzo o altro. Lei sbuffava, nella maniera più irritante possibile. Ma io sapevo che le tagliuzzavo il tallone d'achille. Questo è il punto.

Tre ore dopo.
"Manda un messaggio a L, dille di portarlo, tu mi metti in crisi con questi valori cristiani! E poi ho pure seguito la via crucis!"
Mi manca solo l'ultimo passaggio, cioè farle capire che io, atea, pecora black di famiglia, ho valori "cristiani" più forti dei suoi. Ma rischio le pappine [non quelle con cui cibarsi, neppure tante mie replicanti].

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