giovedì 1 novembre 2007

funeral blues

È una poesia di W.H.Auden.
Ed è bellissima.
Ieri notte ho scoperto che è morta questa persona qui e ci sono rimasta male.
Non ho pianto, non ho inveito, non ho bestemmiato. Ho provato dolore.
Credo che per lei la morte sia stata una manna. Perché soffrire è molto peggio di morire. In barba a tutti i credenti o pseudo-credenti (i.e. credenti giusto per abitudine o per facciata) che ritengono che la vita umana debba essere salvaguardata ad ogni costo.
Balle.
Ci vuole pietà.
Quando i nostri animali domestici stanno male e li vediamo soffrire, se sappiamo che non c'è speranza di ripresa, li portiamo dal veterinario e, con dolore nostro immenso, li facciamo sopprimere. Chi ha un animale in casa sa che è poco meno di un familiare. Poco meno di un essere umano. Tuttavia abbiamo il buon senso di usare la pietà.
Dovremmo usarla sempre, anche verso uomini e donne che amiamo e che vediamo inutilmente soffrire.

Questa poesia non è per lei, lei non era il mio amore, neppure i miei punti cardinali.
Questa poesia però trasmette il senso di dolore che provo per la sua scomparsa.

È la vita (e la morte).


Fermate tutti gli orologi
isolate il telefono
fate tacere il cane con un osso succulento.
Chiudete i pianoforti
e tra un rullio smorzato,
portate fuori il feretro.
Si accostino i dolenti.

Incrocino aeroplani, lamentosi, lassù
e scrivano sul cielo il messaggio:
Lui è morto.

Allacciate nastri di crespo
al collo bianco dei piccioni.
I vigili si mettano
guanti di tela nera.

Lui era il mio nord, il mio sud,
il mio est e ovest,
la mia settimana di lavoro
e il mio riposo la domenica,
il mio mezzodì, la mezzanotte,
la mia lingua, il mio canto.

Pensavo che l'amore fosse eterno
e avevo torto.
Non servono più le stelle,
spegnetele anche tutte,
imballate la luna,
smontate pure il sole,
svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco
perché ormai più nulla può giovare.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Belle le parole, non solo quelle della poesia, ma anche le tue di introduzione.
Purtroppo sono "solo" parole, che non possono nulla di fronte alla morte.
Ma a volte anche dal nulla si può trarre consolazione :-(

Pappina ha detto...

grazie pnv, che tristessa però...

Anonimo ha detto...

sta poesia è favolosa. non ci sono altre parole.

BiOnD@&M@l3F!K@ ha detto...

ciao mi kiamo Laura...cercavo proprio qst poesia!L hanno letta molto tempo fa al programma Ricomincio da qui!Qst poesia è stata dedikata ad un ragazzo omosessuale che hanno violentemente e senza ritegno ucciso di botte!chi l ha scritta era il ragazzo...che ha accettato di farla leggere alla presentatrice!Veramente una triste storia!un bacio laura

BiOnD@&M@l3F!K@ ha detto...

più precisamente l ha scritta IL COMPAGNO!

Pappina ha detto...

Ciao Laura,
probabilmente è stata dedicata al ragazzo ucciso.
Tuttavia è stata scritta da W.H. Auden nel 1936, se non ricordo male.
Tanti credono sia stata dedicata a Chester Kallman, suo compagno e amico di una vita, ma a parte che Auden è morto prima, i critici hanno scoperto che era un pezzo inserito all'interno di un pezzo satirico sulla morte di un politico. Poi ha tenuto buone le prime due stanze e ha riscritto il resto per una canzone da cabaret. Assurdo, no? Quindi è un'elegia satirica. Il che non toglie nulla alla bellezza delle parole. Se sai l'inglese, leggila in lingua originale.
Ciao!

Clara ha detto...

fantastica la posia, che stavo appunto per postare nel mio blog. mi piace anche quello che scrivi e come lo fai.
beh, ti leggo ancora và...

clara

Pappina ha detto...

@clara: si, anch'io la trovo bellissima. molto touching, e in inglese è ancora più bella. ciao!