venerdì 20 aprile 2007

il capo figo

La prima volta che arrivai in quest'ufficio e incontrai i miei colleghi, mi sembrarono brave persone. Ma avendo avuto una sonora inculata nel posto di lavoro precedente, ero molto sulle mie. Avevo deciso che stavolta NO! Stavolta avrei avuto un atteggiamento strettamente professionale. E non come l'altra volta, che quando la sera avevo un appuntamento galante, la mattina dopo avevo intorno tutti e 8 i colleghi che mi facevano domande discrete quali: "lingua in bocca?", "palpata di tette?" e infine "ma gliel'hai data o no?!". Eh no, cari miei. Non puoi essere amica dei tuoi colleghi, perchè quando ti tirano addosso palate di merda poi invece d'incazzarti come una iena, torni a casa e piangi. Troppo.

Tornando al nuovo ufficio, il giorno del mio arrivo si palesa il capo, il cui ufficio era in un'altra sede poco lontana. Mi avevano detto che era borioso e un discreto figo.
Il capo non solo non mi si presenta, non solo non mi degna neppure di uno sguardo (forse giusto mezzo, di quelli trasversali, che ti fanno sentire come un'inutile essere), ma poi volta le spalle alla mia persona e inizia a parlare col resto dei suoi sottoposti. Faccia di merda!

Ok. Vuoi fare il figo? Allora me la tiro anche io.
Beh, belloccio lo è, ma quando sorride si vedono troppo le gengive, e la reazione delle colleghe degli uffici vicini, che civettano con lui in ogni momento, mi riescono incomprensibili
Inizia la mia strategia che, scusate l'immodestia, è frutto di attente osservazioni delle molteplici tipologie umane. È più forte di me. Voglio piacere, come persona. Se no entro in para.

Strategia in atto. Visto che non prendo ordini direttamente dal capo, ho la libertà di non cagarlo. Visto che fa il figo, faccio la figa anch'io.
Così passano un paio di mesi.
E come da copione la strategia dà i suoi frutti.
Comincia a parlarmi. A sorridere. A fare il brillante.
Un giorno, mentre sono in piedi ma chinata davanti a un pc, sicuramente a leggere qualche mail cazzuta degli amici miei, lo vedo passare con la coda dell'occhio. Egli fa due passi indietro, fa capolino nel mio ufficio, e mi da un pizzicottino in vita, su un lembo di ciccia lasciato scoperto da magliette troppo corte per i miei gusti. Il pesce ha definitivamente abboccato. Come da programma.

Il dado è tratto. Lui fa lo splendido. Io comincio a credere che le colleghe hanno in fondo le loro ragioni... I miei sorrisi si allargano, comincio a fare battute, a prendere il caffè con lui e la colleganza nel bar sotto l'ufficio. Comincio a fare la svenevole.
Flirtiamo, è ufficiale. Non c'è bisogno di aggiungere che lui è sposato con figli e apparentemente molto fedele. Quindi un flirt minimalista ma pur sempre un flirt.
Questo non era in programma.

Una giornata calma. Tanti colleghi sono partiti x il weekend lungo.
Anche nel nostro ufficio il ritmo è blando, io faccio poco, il capo ancora meno. Oggi è da noi. "Ok, senti, andiamo nell'altro ufficio che ti faccio vedere una cosa di lavoro che è importante tu conosca". "Ok capo". "Ma la smetti di prendermi x il culo?! [sorrisone]". Il mio occhio riluce divertito. Poi passa tutto e mi sento una discreta idiota.

Andiamo nell'ufficio piccolino. Lui spiega, gestisce il mouse, ogni tanto ruota lo sguardo dal monitor a me. E noto che quando mi guarda nelle palle degli occhi fa di tutto x cercare professionalità e non sorridermi senza motivo. Ma non sempre ce la fa.
Io sono alla sua destra che fingo interesse e cerco di orientare tutti i miei neuroni sull'argomento affrontato. Ma non ce la faccio. La metà o forse più si ammutina e si orienta piuttosto sul brivido felino che mi percorre quando i nostri avambracci si toccano. Sì, lo ripeto: il toccarsi degli avambracci mi emoziona di brutto.

Per fortuna che dopo una mezz'ora vengono a chiamarci per andare in pausa pranzo. Gli avrei toccato senz'altro il pisello e sarei stata licenziata in tronco.

Per dovere di cronaca devo aggiungere una cosa.
È un ottimo capo. Delega molto lavoro, si fida. Se facciamo qualche minchiata ci cazzia di brutto, ma poi passa tutto. E se qualcuno dagli altri uffici ci accusa di aver fatto qualche minchiata, ci difende a spada tratta, e trova sempre uno scheletro lavorativo nell'armadio dell'accusatore che gli dà il potere di metterlo a tacere. Lo amo, come le altre 40 colleghe. Ma a me sorride di più, olè.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

azz! Impossibile non aspirare a trombarselo uno così. Peccato che sia occupato.

Pappina ha detto...

è un problema se lui ci sta? non mi zembra :-)