giovedì 29 gennaio 2009

forse diciassette

Stasera tornavo a casa, ero in macchina.
Ero stanca e pure incazzata perché, per un contrattempo di lavoro, sono arrivata tardi a scherma e non ho neanche messo la divisa, ché ormai era quasi ora di chiudere baracca e burattini.
Poi mi sono fermata a un semaforo.
Ho visto delle signore sulla cinquantina che attraversavano a passo celere, ché quella non è una zona bellissima quando cala il buio. Affrettavano il passo per stare vicino all'individuo che avevano davanti. Fermi, davanti alla stazione della metro a qualche metro da loro, due ragazzi dalla pelle mulatta, e allora ho pensato che forse le signore avevano paura di essere aggredite, perché sembra che per motivi elettorali o giornalistici, tanti abbiano interesse a farci vivere nella paura per qualcosa.

Cazzo, ho divagato.
Sempre vicino alla stazione della metro, c'era questo ragazzo alto e magro, che scriveva con il cellulare. Biondino, i capelli scompigliati e incerati. Non ne vedevo la faccia.
Di punto in bianco ha cambiato idea, ed ha attraversato di corsa le strisce pedonali davanti a me.

Allora ho visto il suo viso.
Dei bei lineamenti, puliti ma non ancora definiti.
Due occhi ancora alla ricerca di un senso.
Potrà aver avuto diciassette anni.

Diciassette.
Ingenuità e desiderio di sembrare scaltro.
Insicurezza e voglia di apparire sicuro.
Sogni e ambizione di avere già le idee chiare per la vita futura.

A diciassette non puoi firmare le gustificazioni, non puoi votare, non puoi avere la patente.
Ma hai questa molla di arrivare poco più in là, toccare il muro del suono dei diciotto e fare tantissime cose. Ma non puoi sapere che cambia poco. Che, se sarai fortunato, porterai ingenuità, sogni e insicurezza ancora con te, per molti, molti anni.

[mmm. Ingenua ancora sì, talvolta, ma sì, fondamentalmente perché credo troppo nella buona fede altrui. Insicura quasi mai, e nel caso la dò a bere con facilità. Sogni sì, sogni tanti, sogni a miliardi. Sogno così tanto che mi immedesimo nella situazione sognata, e parlo come una deficiente allo specchio. Prima o poi qualcuno mi beccherà e mi porterà in psichiatria, ma bisogna rischiare. D'altronde anche mia zia, novella novantaquattrenne, sogna che la sua badante si rompa una gamba e si levi dai coglioni, così che non le venga più detto alle nove di sera "d'andà a letto, come la galline, ma ti pare?". Forse è genetico]


2 commenti:

Anonimo ha detto...

No,
non è genetico... mia nonna a 96 anni non vede l'ora di andare a letto non appena finito di cenare.
Non rinuncia al riposino del dopo pranzo, si sveglia presto la mattina, ma fa il riposino anche intorno alle 10...
Io invece nonostante adori dormire,
dormo sempre meno caxxo.
Questa notte miracolo, a letto poco prima dell'una di notte e quando la sveglia del telefono mi ha detto che avevo ben 6 ore e 12 minuti di sonno a disposizione, mi son adaggiato ed ho chiuso gli occhi sorridendo.
Saluti

Pappina ha detto...

ehm... non so come dirtelo, ma mi riferivo alla capacità di fare sogni, non al sognare o al dormire... ecco. credo di avertelo detto in modo brutale, visti i modi che mi contraddistinguono. tzcusa!
(comunque io non m'addormento mai e poi la mattina sono dolori, dovremmo chattarci la ninna-nanna via pc. peccato odi chattare)