sabato 5 giugno 2010

saturday night's puke

[che oramai tutti sappiano che mia sorella non è in grado di cucinare è un conto, ma che non sappia affettare e/o conservare la bresaola è un altro]

Dunque eccoci ad un'altra puntata di questa storia che sembra fare più ascolti del vecchio Biutiful, sebbene la scrivente possa aver bisogno di assentarsi per abbracciare la tassa del cesso. Proviamoci lo stesso.

Dunque, come d'incanto, giovedì 3 Ragazzo ricompare, come da copione. Quando giovedì sera Tizia trova suo messaggio su FB che chiaramente invoca la sua presenza, gli dice che il giorno dopo cercherà di scrivergli mail.

Tizia trova il pc e lo raggiunge, e gli scrive. Ma nel frattempo deve vedere delle cose di lavoro, quindi non tampina la mail. Però verso la fine del paio d'ore a lei concesse, vede che lui, a parte una stitica replica, non ha aggiunto altro. Ecco. Porca di quella troia porca, black out già cominciato.

A Tizia girano di brutto i coglioni.

Allora in serata, dopo cena, gli scrive un messaggio che gli chiede che fine abbia fatto. Ragazzo gli fa la stessa domanda. Eh?! Ragazzo dice di aver risposto alle mail di Tizia, e di aver anche risposto alla sua domanda su quella cosa che Ragazzo voleva dirgli a voce. Tizia sacrifica due diottrie di presbiopia, ma col cellulare si collega alla posta elettronica. Non trova una sega e pensa che Ragazzo l'abbia presa per i fondelli e gli dice dove vorrebbe appendere i fondelli di lui.

Ma Ragazzo dice che le reinvia la mail. Nel frattempo nella camera di Tizia si è formato un gruppo d'ascolto composto da un'amica di Tizia, omonima, e due ragazze - di cui una molto giovane - che seguono con passione la vicenda, previo briefing illustrativo degli elementi oggettivi e di quelli soggettivi da parte di Tizia. Con la gentile partecipazione della sua omonima.

Le due semi-sconosciute inzigano Tizia sulle domande cruciali, ma sembra che Ragazzo non entri in contraddizione. Quindi Tizia aspetta, con limitata speranza e gruppo d'ascolto oramai ridotto alla sola omonima (con la ragazzina giovane [io sarei una ragazzina vecchia, beh, insomma vecchia, matura, beh, insomma matura, un po' scotta] che dice; "Peccato dover andare, era molto appassionante...") la mail. E che sorpresa quando arriva.

Avrebbe preferito leggere altro. Invece legge di una storia familiare difficile. E, nascosta tra poche righe, la sofferenza di Ragazzo. Che Tizia e Ragazzo hanno in parte in comune - la perdita del padre da piccoli e la fatica delle madri - e che perciò Tizia coglie facilmente come non riuscirebbe a chi non ha attraversato lo stesso fiume.

Tizia si sente una merda. E ancora più una merda quando, dopo racconto all'omonima, si riconnette alla mail e trova i messaggi che Ragazzo diceva di averle spedito senza che lei ci credesse. Autostima di Tizia affossata.

Gli racconta allora la sua storia familiare - in modo scarno e asciutto - e gli scrive, dopo, un sms per comunicargli l'avvenuta risposta e il proprio senso d'inquietudine. Ragazzo la legge e poi le scrive che è condivisione, perché dovrebbe essere inquietudine? Tizia gli spiega che l'inquietudine deriva da aver scoperto un'infanzia così simile e così anomala.

A questo punto i ricordi di Tizia si fanno confusi. Forse si danno la buonanotte, forse no. Ma si chiudono i contatti.

Sabato Tizia riflette. Molto. Tra una riflessione e l'altra e l'intervento di una magica pillolina, è pure passata la voglia di vomitare.

[still to be continued]

2 commenti:

Shenk ha detto...

mi sento una merda ad aver pensato male...

Pappina ha detto...

e io no?