lunedì 6 aprile 2009

forse non è serata o forse si

Scrivere un post stasera, quando siti, giornali e tv ti hanno riempito la testa con le immagini di un terremoto che ha avuto effetti devastanti, non è opportuno, forse. O forse si.
Nel dubbio scrivo, come se non avessi altra scelta.

Nel 1997 ci fu il terremoto che investì Umbria e Marche. Lo ricordo bene. Mi sembra che avesse una forza pari a quello di questa notte. Ricordo che vi furono incalcolabili danni e pochi morti, e oggi mi chiedo perché. Forse è una zona meno densamente popolata e certamente non vi furono grandi città coinvolte in maniera così diretta come è stato per L'Aquila.
Le scosse di assestamento andarono avanti per parecchio tempo, circa un mese.
Me ne ricordo bene perché ai telegiornali o negli approfondimenti si continuava a parlare di stati di profonda ansia post-traumatica per gli abitanti delle zone. E io mi chiedevo il perché. 

Tutti, esperti, espertoni o ciarlatani, erano concordi nel dire che si trattavano di scosse da sciame sismico, seguenti a un grande sisma, insomma normali scosse di assestamento. E io mi dicevo: ma se il peggio è passato, perché le persone non riescono a convivere con scosse di minore intensità?
Ho avuto risposta qualche anno dopo.

Stavo lavorando con un collega da qualche parte, e ci trovavamo in una specie di torretta di un ottocentesco edificio, adibito in parte ad ospitare degli uffici di un nostro importante cliente. Solo noi e un altro modesto ufficio avevamo il privilegio di stare isolati dagli dipendenti isterici del nostro clente. Entrambi, io e il collega, eravamo davanti allo schermo del pc, di spalle l'uno all'altro.
Ad un certo punto ho sentito il pavimento ballare, e ho detto a Ciccio di smetterla di fare il cretino pestando forte coi piedi, come si fa allo stadio. Lui, sereno, mi rispose che stavo vaneggiando.
Oh. Cazzo.
Allora mi voltai, e lo vidi immobile, si voltò anche lui con faccia a punto di domanda, gli dissi che era un terremoto e che dovevamo andarcene. Corremmo via, ma lui, anziché seguirmi da basso, salì all'ultimo piano della torretta dove vi era l'altro ufficio, e un po' eccitato urlò che c'era il terremoto, mancò poco venisse calpestato sulle scale.

Scesi di due piani e nessuno si era accorto di niente.
Ma come? Eppure noi avevamo avvertito la scossa in maniera decisa. Poi misi insieme i pezzi. Il fatto di essere a un piano alto, in una torretta isolata e non molto grande, tipo otto, dieci metri per lato, ci aveva fatto sentire il terremoto in maniera diversa rispetto a coloro che lavoravano più in basso.
Si scoprì poi che non fu niente di che, una scossa di scarsa entità a (forse) un centinaio di chilometri. Però.

Quel giorno capii. Sgomento è la parola chiave per riuscire a farmi capire. Ammesso che ci riesca. Sono tornata a lavorare, sono tornata a casa, sono andata a letto, non riuscivo a chiudere occhio. Lo sgomento non mi mollava, era lì in agguato, bastava che la mia mente avesse un buchino libero e vi si infilava. Trascorsi diversi giorni e diverse notti così.

E' così che ho capito cosa significa terremoto.
Ne avevo già vissuti altri due, ma in un'occasione ero troppo piccola, in un'altra ero in Alaska, in un ostello che in realtà era una mobile home in mezzo al niente, e poi sapevo che quella zona era altamente sismica, ma tipo terremoti da 7 o 8 gradi Richter, quindi ero anche preparata. Oscillò per una trentina di secondi il letto a castello per un tot di volte e tutto finì lì.

Invece. Quando non senti la terra sotto i piedi, mentre dovrebbe esserci, ti invade lo sgomento: che non è solo paura, ma qualcosa di molto più distruttivo a livello di testa. Compresi la sindrome post-traumatica dei terremotati, compresi la paura di non avere un punto d'appoggio, compresi l'angoscia che si prova se immagini che le persone a cui vuoi bene potrebbero essere in pericolo.
E' per questo che non vivo più i terremoti con l'auto-difesa del distacco innescata.
E' per questo che oggi è proprio una gran giornata di merda.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

già...non so cosa scrivere...

shenkerla ha detto...

ero io

Pappina ha detto...

@shenk: io invece ho il potere di riuscire a scrivere nei momenti meno indicati. o no. insomma, non lo so.