domenica 29 gennaio 2012

l'evoluzione delle domeniche

Stavo pensando:

  1. era il giorno dell'uscita con la mamma, la sorella e soprattutto col babbo, che stava via tanti giorni per lavoro. Lui e le sue Esportazione, lui e la sua radiolina dalla custodia di pelle nera. Ok la famiglia, ma non si tocchi la Fiorentina; [no, non la bistecca]
  2. era il giorno in cui toccava fare i compiti, ché sabato pomeriggio manco morta. In genere sotto il libro c'erano fumetti (in evoluzione con l'età, da Hugo Pratt a Topolino ché io so' come il gambero). In genere, una volta al mese, venivo beccata con temporale di schiaffoni materni;
  3. era il giorno del non-studio-per-niente, ché mi ero abituata a studiare (...) in biblioteca, alzarsi all'ora di pranzo, talvolta rimanere in tuta [eh no, no, non sono una da tute io], poi occupare il soggiorno e mettere nel lettore un film in inglese. E guardarlo anche due volte a fila, pur di capire abbastanza; [embè, coi sottotitoli sono buoni tutti]
  4. era un giorno variabile come il meteo, oppure proprio in funzione del: una puntata alla Metro, un cazzeggiare al parcone della città grande coi Veri Amici, il thè invernale da tono-su-tono e le chiacchiere e sera tranquilla;
  5. è un giorno che aspetto, quasi come aspettavo la domenica col babbo: il giorno della visita a/da qualche Vero Amico. Un caffè, un Lindor, una sigaretta, molte chiacchiere, sfoghi e richieste di consigli, il riassunto della settimana, ma soprattutto loro.
(totalmente rimbecillita, lo so)
(hanno compiuto sei mesi)
(mi hanno iniettato gioia, e vaffanculo alla retorica)
(manco fossero miei)
(potrei sempre fregarli)

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