Io me lo ricordo quando cominciò.
Ero qui, con lo pseudo-moroso. E i suoi amici, che poi sono diventati più miei che suoi.
Prima di mezzanotte uscimmo dalla casa dove avevamo cenato, in un miscuglio regionale tra campania, lazio, romagna, lombardia e chissà chi scordo.
Partirono i fuochi d'artificio dal mare, fu uno spettacolo pazzesco, e mi dissi: "Quest'immagine non la scorderò mai". Oh, beh, è facile parlare quando si è più giovani e si hanno più neuroni in funzione. Ora l'immagine è già sbiadita, alla fine del prossimo decennio forse sarà scomparsa, chissà.
Rimane però la foto stampata nella mente del posto dove pranzammo, il mio audace vestito senza maniche (freddo della madonna, fortuna che portai un golfino per emergenze), le persone, l'atmosfera familiare, le risate, Marco che alzava la voce quando raccontava aneddoti, la risata di Riccardo, le minchiate di Luigi, la faccia perplessa del fidanzato di Patrizia.
Un capodanno lontano dai veri amici, un capodanno diverso.
E un numero di scopate imbarazzante.
Poi il decennio ha cominciato a srotolarsi, l'inganno di pseudo-moroso, la mia ricascata completa tra le braccia dell'amante (e la sua dolcezza), nuovi amori, nuovi e vecchi pregiudizi, il collega che mi bacia all'improvviso, sesso con il figlio dell'arbitro in riva al fiume con un miliardo di zanzare, la serenità portata da ex-moroso, a cui devo veramente molto, e alcuni altri.
Un lavoro cominciato per caso e in netta opposizione con gli studi umanistici fatti, un lavoro che mi piacque e che straordinariamente, nelle quattordicimilatrecentoottantadue sue sfaccettature, mi piace ancora, i miei colleghi, tutti speciali, anche quelli un po' stronzi, la carezza che diedi ad un mio collega stra-fidanzato, prima di partire per un lungo viaggio, quando mi disse: "Mi mancherai molto, ma non puoi immaginare quanto", il mio capo stronzo, il mio capo figo e bravo, il nuovo AD della società che tutti detestavano, il trasloco.
Sei mesi senza parlare a mia sorella, la malattia di mia madre, la vicinanza di persone insospettabili, la morte di mio zio, quella di mia zia. Quest'anno sarà il primo anno che non mi dirà per telefono: "Tante belle cose", e sarà il primo anno che non mi arriverà il pacco viveri coi dolci tipici, i suoi ciambellini, il salame, le salsicce e i cioccolatini di Caffarel.
La morte repentina di uno dei miei migliori amici.
Le nascite dei miei nipoti acquisiti, in primis quella del mio figlioccio, a seguire parecchie altre. E una la aspettiamo per fine gennaio. "Una" perché la mamma non ha ancora scelto il nome. Amici che diventano famiglie, io che divento parte delle loro famiglie, cene e pranzi e merende insieme, la transumanza, a metà del decennio, dai locali della città grande alle case degli amici.
L'ultima, pazzesca ciucca. Con ex-fidanza che mi sorreggeva e assisteva impassibile ed ubriachissimo al mio rimettere l'anima.
Un decennio pieno.
Più cose belle che brutte, anche se il periodo attuale non è dei migliori.
Un unico auspicio: che le persone che amo siano in salute e non capiti loro niente di irrimediabilmente brutto.
Buon anno a chi legge, per abitudine, per piacere o per casualità.