Comunque c'è 'sto tizio.
Poveretto, ne ha sempre una di sfighe. Il problema è che le racconta, e tutti lì a fargli forza, a fargli coraggio. E lui "Grazie caro Luigi, grazie molte carissima Lucia, ti abbraccio anch'io forte carissimissima Luisa!", e insomma sembra un santo.
Al di là che se avessi il suo numero di sfighe, magari eviterei di scriverlo ogni volta perché mi sembrerebbe una manifesta richiesta di sostegno. Che è lecita, per carità, ma ecco io al limite lo cercherei negli amici più stretti, con un incontro o una telefonata, se no temerei di suscitare pietà, ma comunque.
[più facile sarebbe che accanto al mio nome apparisse: "ha mal di schiena, fottetevi!!!", ché io quando ho qualche sfiga, specialmente di salute, divento nervosetta]
Poi c'è questo suo atteggiamento così buono con tutti (dà della "carissima" anche a me, per dire), che non so se sia buono o buonista. E ogni volta ci penso, ogni santa volta (spessissimo, visto che cambia il suo "a cosa stai pensando?" in continuazione) mi convinco che sia buono-buono, e che io non possa davvero capire, nella mia dicotomia buona-malvagia.
Però. Con tutti i contatti che ha, come fa ad aggiornare il suo pensiero così di frequente? Chiaro: non legge gli altri! Se ne fotte!
Gli ho trovato un difetto. Forse. Vado a far finta di dormire più serena. Di sicuro.