Ore 16
Ho il cuore a pezzi, piccolo mio.
Vederti così, bagnato e senza forze, sdraiato per terra sul pavimento di cucina.
Dovrei solo essere grata per il fatto che il tuo tracollo sia avvenuto in breve tempo.
Solo che è difficile dirti addio.
Tanto difficile.
Alle sei passa l'amica tono-su-tono, e andremo dal tuo dottore.
Ti addormenterai coperto dalle mie carezze, ma non ti risveglierai.
E adesso mi tornano tutti in mente i momenti condivisi, quando la signora dell'orfanotrofio degli animali, anziché farmi vedere dei cuccioli piccoli, mi fece vedere te e tua sorella. Avevate quattro, cinque mesi.
Stavi seduto dritto come un fuso, la tua macchia bianca sotto il collo era più grande di quanto lo sia adesso. Mi prestarono una gabbia e ti portai a casa con l'autobus. Piangevi incessantemente, anche il conducente disse qualcosa, infastidito.
Poi arrivasti a casa a sorpresa e affrontasti la padrona di casa, una belva come te, che non la prese per niente bene, tanto che mia madre mi disse di riportarti indietro. E invece iniziasti a perdere pelo, ti portammo dal veterinario che ci disse: è tigna.
Dovemmo chiuderti sul terrazzino affinché la regina non prendesse anche lei la tigna, e quella fu la tua fortuna. Facevi pena a madre e sorella che iniziarono a tollerarti, a turno venivamo nel terazzino a giocare con te. La regina ti guardava dalla porta a vetri, mentre ci grattavi contro per entrare, e capì che non eri una minaccia visto che ti avevamo isolato.
Quando quaranta giorni dopo ti facemmo uscire, la regina era abbastanza tranquilla. Madre e sorella un po' meno, perché loro si presero la tigna da te. Solo io fui risparmiata.
Così ti accompagnai in cortile, per te era una dimensione nuova.
L'istinto ti disse di andare in un posto impossibile, ma non ti disse come venirne fuori. Dovetti fare le acrobazie per recuperarti. La mia mano cercava di agguantarti, tu mi desti fiducia, misi la zampa nel mio palmo, ed io te la afferrai e riuscii a tirarti fuori da una situazione complicata.
Forse fu per quello che cercasti, la notte, per anni, la mia mano. Solo per appoggiare la tua zampa.
Fratello di zampa.
Spero che io ti possa aver dato tutto ciò di cui avevi bisogno.
Di una cosa sono certa: il mio affetto non ti è mai mancato e ti accompagnerà sempre, ovunque andrai.
Ore 23
E così sei andato.
Il veterinario mi diceva di voltarmi, mentre ti faceva le punture, ma io col cazzo.
Ti ho carezzato fino alla fine, e anche dopo.
Sono uscita con l'amica, dopo poco ho smesso di piangere, avevo cominciato in tarda mattinata quando avevo deciso.
Solo allora ho avuto l'assicurazione che era ciò che hai cercato anche tu in quest'ultimo giorno e mezzo. Una morte che mettesse fine a una vita che non era più dignitosa.
Chissà se sei nel paradiso degli animali e chissà se hai rivisto la regina.
Sono dieci anni che non vi incontrate, ma sono sicura che vi riconoscerete.
Fatevi compagnia e tu, patata, sottomettiti a lei come hai sempre fatto.
Non sei più abituato, lo so, erano sei anni che mettevi in riga gli altri due.
No, patata, non ti preoccupare, stasera no.
Le altre due belve non le guardo neanche.
E grazie per questi diciannove anni.