domenica 28 giugno 2009

se telefonando

Mi chiama la mia migliore amica. Sono certa sia lei, sono le dieci e passa di sera.
Faccio andare la segreteria.
Perché?
Impegnata su un sito a cercare nei dettagli le caratteristiche di un aggeggio che avrei voglia di comprare (ora che mi auto-convinco, l'aggeggio andrà fuori produzione. Ne uscirà un altro simile che però mi piacerà meno. Ora che mi sarò abituata all'estetica, ne studierò le caratteristiche per mesi, scaricando ogni brochure possibile. Quando mi auto-convincerò, l'aggeggio sarà andato fuori produzione, e così in loop). La solita spesa inutile per cui una si fa un discreto quantitativo di seghe mentali, ma questo era ovvio aggiungerlo.

Penso a quale trauma debba aver subito per schifare così il telefono.
Così cerco la peggior telefonata, la miglior telefonata, la più emozionante telefonata, nella piena coscienza che il mio essere positiva (agli oppiacei talvolta, ma non solo) probabilmente ha cancellato episodi peggiori di quello descritto. Non quelli migliori.

Peggiore.
Primo fidanzato. Primo in tutto. Vacanze estive, lui parte con un amico, io sarei partita da lì a un paio di settimane. Poi, a metà agosto, saremmo andati insieme in Provenza.
Già avevo sentito che dopo otto mesi di relazione tirava una brutta aria, ma speravo fosse la stanchezza di "fine anno". Quando parte, attendo che mi chiami (lui molto diverso da me, lui chiamava), ma attendo e non succede. Dopo una settimana sono triste come un muflone e nervosa moltissimo. Quindi mi metto a pulire la cucina.
E' una sindrome tutta femminile. Le femmine nervose puliscono, stirano, mettono in ordine. I maschi nervosi escono con gli amici e si ubriacano. Le femmine non possono, vengono prese dalla ciucca triste.
Sono in alto, arrampicata su una scala, che pulisco il tetto dei pensili alti [leggasi: massima disperazione], suona il telefono. Scendo in picchiata, rispondo, è lui. Freddo come il gelato che rimane 4 settimane nel congelatore. Telefonata imbarazzata, cerco una spiegazione al perché non si sia fatto sentire ma non ce n'è alcuna. Triste. Gli metterò le corna un mesetto più tardi, la Provenza non la vidi mai.

Migliore.
Guido la mia rossa vettura, e intanto penso a una persona che amo molto. Arrivo vicino casa, voglio scrivergli un messaggino, ma non so cosa scrivergli, non voglio quelle cose melense tipo: "Ti penso tanto" o cose così.
Mentre elaboro e spengo il motore, squilla il cellulare, ed è lui.
"Ma ciao!", gli dico.
"Ma ciao!" mi dice. Aggiunge: "E' mezz'ora che sto pensando a una scusa per telefonarti, lo so che non ti piacciono le telefonate, ma non ne ho. Avevo solo voglia di sentire la tua voce".
Nell'abitacolo della macchina si forma una pozza multicolor di liquido provocato dallo scioglimento della sottoscritta.

Emozionante.
Mi chiama uno che, dopo la chiusura con il primo fidanzato, mi aveva chiesto di uscire. Io lo avevo corteggiato per anni (non continuativi), ma ero ancora innamorata dello stronzetto che mi aveva detto: "Non ti amo più". Quindi, no, grazie, vorrei ma non posso.
Temo che telefonandomi stia tornando all'attacco, dopo due o tre mesi, invece è tutto rilassato e sereno, e scherziamo molto e ridiamo molto, e stiamo al telefono una buona mezz'ora.
Dopodiché gli dico: "Beh, ora ti saluto che devo andare a...".
"Aspetta, fermati", mi interrompe. "Vuoi uscire con me? Sappi che è l'ultima volta che te lo chiedo, poi basta, ci metto una pietra sopra". Il tono è marziale.
Il mio cuore batte a mille miliardi di battiti al secondo. "Va bene", gli rispondo.
Lui zitto qualche secondo. "Andiamo al cinema sabato sera?", mi chiede.
Andammo, era in ritardo, il film era già cominciato, mi prese per mano perché entrammo col buio, dopo un po' mi baciò, io ero molto emozionata, anche lui. Tornai a casa e scoppiai a piangere. Sentivo il mio cuore altrove. Era solo una sensazione.
Fu lì che iniziò la relazione più lunga mai avuta.
[chiamasi "ex-fidanza"]

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