mercoledì 21 settembre 2011

senilità (primi inconfutabili elementi)

(Premessa: come da copione già scritto precedentemente, andai a trovare i miei cuccioli e contestualmente mi presentai ai loro genitori con il finto regalo di anniversario di matrimonio. Come da copione, dopo due occhi sbarrati, mi sono beccata della scema e della cretina, poi un bacio dal quale ho tentato - inutilmente - di ritirarmi. Poi chissenefrega, tutta l'attenzione sui cuccioli, in particolare sul piccolo bonzo da cinque chili che non aveva cagato e frignava. Per farlo smettere l'unica era dargli il biberon. Nel frattempo però la sorella, cazzo, "Sono io quella magra!", frignava perché aveva fame. Dopo un paio d'ore si sono chetati, dormivano. Che buffi i neonati che dormono. Spesso sorridono. Io mi sa che tra un po' glieli rapisco)

Stasera accetto un passaggio dal conoscente Paolo. Personaggio isterico. Mi fa abbastanza paura.
Ma avevo dormito poco ed ero stanca e avrei accettato un passaggio anche da Jack Lo Squartatore.
A parte aver assistito a una classica scena di isteria incontrollata di automobilista metropolitano, sceso graziosamente dall'auto per pestare uno che con una manovra maldestra gli era andato quasi addosso, a parte che questo Paolo una volta fece quasi uguale, solo con due e non con uno, a parte che lui seppur condannando l'atto lo faceva perché "...poi ti trovi il malavitoso che mentre tu ti avvicini alla macchina, quello ti spara", a parte che io gli ho detto che l'imbecille sceso dalla macchina l'avrei sbattuto in galera tre giorni, che per stronzate del genere la gente ci lascia le penne, che se uno è nervoso prenda i mezzi e non rompa tanto il cazzo, a parte che lui sosteneva che magari stava vivendo un momento difficile e che ci sono mille motivi per cui uno può essere agitato, a parte che io non gli ho lasciato spazio e gli ho detto che al di là di un colpo di clacson non ammetto alcuna altra forma di protesta, dicevo...

Ah, già.
Io: "Guarda Paolo, chiudo gli occhi un secondo perché bla bla".
Lui: "Fai pure..."
["...pur di non sentirti" non l'ha detto, ma si è materializzato a lettere cubitali nell'aria]
e ho chiuso gli occhi, e ascoltavo un po' la radio che trasmetteva lo stacco pubblicitario più lungo del mondo, e pensavo: ma porca di quella puttana, non riesco a schiacciare un pisolo manco morta, che palle, poi arrivo a casa e arrivo alla porta strisciando sui gomiti.
Poi, all'improvviso:
Lui: "Sveglia! Siamo arrivati".
Cazzo dice 'sto qui che siamo partiti da un quarto d'ora?

No.
Aveva ragione.
Mi sono abbioccata come le vecchie babbione davanti alla tivù.
Cinque minuti si, due no, eccetera.
Non so, credo di dover trarre le dovute e dolorose conclusioni.
Ahi.

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